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LXXV.
In piú altri modi la donna è come una figura di quello che è il mondo generalmente: perché la debolezza è proprietá del maggior numero degli uomini; ed essa, verso i pochi forti o di mente o di cuore o di mano, rende le moltitudini tali, quali sogliono essere le femmine verso i maschi. Perciò quasi colle stesse arti si acquistano le donne e il genere umano: con ardire misto di dolcezza, con tollerare le ripulse, con perseverare fermamente e senza vergogna, si viene a capo, come delle donne, cosí dei potenti, dei ricchi, dei piú degli uomini in particolare, delle nazioni e dei secoli. Come colle donne abbattere i rivali e far solitudine dintorno a sé, cosí nel mondo è necessario atterrare gli emuli e i compagni, e farsi via su pei loro corpi: e si abbattono questi e i rivali colle stesse armi; delle quali due sono principalissime, la calunnia e il riso. Colle donne e cogli uomini riesce sempre a nulla, o certo è malissimo fortunato, chi gli ama d’amore non finto e non tepido, e chi antepone gl’interessi loro ai propri. E il mondo è, come le donne, di chi lo seduce, gode di lui, e lo calpesta.