< Pensieri (Leopardi)
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LXXXVII LXXXIX

LXXXVIII.

Avviene non di rado che gli uomini vani e pieni del concetto di sé medesimi, in cambio d’essere egoisti e d’animo duro, come parrebbe verisimile, sono dolci, benevoli, buoni compagni, ed anche buoni amici e servigievoli molto. Come si credono ammirati da tutti, cosí ragionevolmente amano i loro creduti ammiratori, e gli aiutano dove possono, anche perché giudicano ciò conveniente a quella maggioranza della quale stimano che la sorte gli abbia favoriti. Conversano volentieri, perché credono il mondo pieno del loro nome; ed usano modi umani, lodandosi internamente della loro affabilitá, e di sapere adattare la loro grandezza ad accomunarsi ai piccoli. Ed ho notato che crescendo nell’opinione di sé medesimi, crescono altrettanto in benignitá. Finalmente la certezza che hanno della propria importanza, e del consenso del genere umano in confessarla, toglie dai loro costumi ogni asprezza, perché niuno che sia contento di sé stesso e degli uomini, è di costumi aspri; e genera in loro tale tranquillitá, che alcune volte prendono insino aspetto di persone modeste.

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