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XXIX.
Nessuna professione è sì sterile come quella delle lettere. Pure tanto è al mondo il valore dell’impostura, che coll’aiuto di essa anche le lettere diventano fruttifere. L’impostura è anima, per dir cosi, della vita sociale, ed arte senza cui veramente nessun’arte e nessuna facoltá, considerandola in quanto agli effetti suoi negli animi umani, è perfetta. Sempre che tu esaminerai la fortuna di due persone che sieno l’una di valor vero in qualunque cosa, l’altra di valor falso, tu troverai che questa è piú fortunata di quella; anzi il piú delle volte questa fortunata, e quella senza fortuna. L’impostura vale e fa effetto anche senza il vero; ma il vero senza lei non può nulla. Né ciò nasce, credo io, da mala inclinazione della nostra specie, ma perché essendo il vero sempre troppo povero e difettivo, è necessaria all’uomo in ciascuna cosa, per dilettarlo o per muoverlo, parte d’illusione e di prestigio, e promettere assai piú e meglio che non si può dare. La natura medesima è impostora verso l’uomo, né gli rende la vita amabile o sopportabile, se non per mezzo principalmente d’immaginazione e d’inganno.