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LA FEDE.
Non si arriva alla fede che per una sola via, per quella del dolore.
I prosperi e i fortunati sono raramente, o male, uomini religiosi. Gli sventurati soltanto corrono a gettarsi ai piedi degli altari e cercano nella speranza d’un’esistenza futura un compenso ai mali di questa. Io mi sono spesso rivolto una domanda angosciosa: È l’agiatezza che rende i prosperi ingrati alla divinità, o è la sventura che ha creato ai miseri il bisogno di fabbricarsi questa chimera e di credervi? La fede — poichè ella è solo degli infelici — non sarebbe che un inganno creato dalla sventura?
Volete raffermarvi per sempre nella fede della divinità e dell’immortalità dell’anima? Sforzatevi di trovare argomenti per non credervi. O giusta o fallace è questa la via per cui tutte le intelligenze ragionatrici sono giunte alla fede.
Che cosa è questa forza che dubita, che interroga, che ragiona dentro di noi: Dove si va? d’onde si viene? che cosa vi è oltre la morte? Rivolgetevi queste domande in un cimitero. Le tombe hanno risposte piene di ribrezzo e di angoscia.