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Pensieri e discorsi Il fanciullino

PREFAZIONE

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Quel che io senta intorno alla poetica e alla scuola e come o tormentino o appacino la mia coscienza le grandi questioni dei nostri tempi, trasparisce più che non apparisca dagli scritti che raccolgo in questo volume. Il qual volume è per la sua maggior parte la ripetizione di quello che col titolo Miei Pensieri di varia Umanità fu edito nel 1903 a Messina dal coraggioso editore dei miei libri Danteschi, dal mio modesto e forte amico Vincenzo Muglia, al quale il volume stesso era dedicato. E a lui e a Messina e alla Sicilia vada anche oggi il mio pensiero grato e riverente, con alcune delle parole d’allora:

“Libertà! Libertà! Questa è l’idea che pervade il libricciolo, che v’offro: libertà da cima a fondo. E perciò lo dedico a voi, che non solo assomigliate a me nel disdegnare ciò che mette i ceppi al pensiero, ma che nel mio cuore figurate, uno, giovane, ardente di fede e parco di parole, franco ma a monosillabi, libero ma a cenni, la vostra Sicilia. La Sicilia, con tutti i discorsi che si sono fatti sulla mafia siciliana, non è terreno da piantarvi la selva oscura del partito, ossia del non-volere, ossia del non contar più se non come uno sterpo in un gran viluppo inerte e infecondo. Che! In ogni siciliano il proprio io è lì che negli occhi grandi e profondi sta in guardia della persona, piccola (come la vostra) e cara! E la Sicilia tutta non vuol liquefarsi nel resto dell’Italia. Bene! E, per questo suo medesimo sentimento, non vuole che l’Italia sia annullata nel resto del mondo. Benissimo!

Caro Vincenzo, e io non ho trovato in Sicilia uno più siciliano di voi e più italiano di voi. E perciò vi amo. E siete fiero. E perciò vi ammiro. E lavorate in silenzio. E perciò vi venero. E vi arriderà il successo?...

M’interrompo.

Trasparisce, dicevo, più che non apparisca. L’età fugge. E fugga. Pur vorrei che ella mi concedesse di esprimermi più e meglio.

Ne farei proprio caso!

Bologna, giugno del 1907.


Giovanni Pascoli

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