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III.
Non c’è quasi persona d’animo indipendente e onesto, che sommessamente o a voce alta non si dolga della misera condizione a cui ha ridotto l’Italia una mano di uomini, non sai se più malvagi o inetti, che, afferrato con ogni più vile arte il potere, non c’è prepotenza e viltà che non commettono, pur di restarvi quanto più lungamente è possibile: uomini che tutto corrompono e confondono e manomettono; fanno e disfanno ordini a lor unico pro; calpestano diritti, eludono leggi, prevaricano magistrati, creano privilegi, schiacciano e denigrano il popolo che hanno dissanguato e dissanguono insaziabili: sono insomma i rappresentanti legittimi e la schiuma vera di quella borghesia, che, gloriosamente sòrta or è un secolo, agguantato a via d’oro e d’astuzie il potere, sfruttato le rivoluzioni e il lavoro altrui, ora disperatamente combatte contro ogni nuovo ideale, si lusinga poter fermare o distogliere il fatale andare della storia e non crede, o finge, alla sua rovina immancabile e imminente.