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XVI. 1

aprile 1907.

Della famosa profezia di Napoleone, il primo termine mi pare più probabile. Il popolo che ha gli occhi aperti da un pezzo, dà ormai molto filo da torcere alle monarchie e molto più ne darà loro, se i suoi tribuni non lo cacceranno a rompersi il collo fra i burroni o a raggirarsi e morir di fame fra gli sterpeti.

Quanto alla Germania e alle fisime di supremazia politica ed economica che la guerra fortunata del ’70 e lo spirito irrequieto del suo imperatore le hanno inoculato nel sangue, è sperabile che essa pensi un po’ meglio ai casi suoi. Senza contare il socialismo, che per quanto dottrinario, le dà briga parecchio, tutte le potenze d’Europa hanno vivo interesse di annacquare il buon vino del Reno, ch’essa tracanna allegramente, a onore e gloria dell’augusto pescatore di cefali e commesso viaggiatore dell’imperialità. Il quale dopo tanto anfanare, sembra non essere ad altro riuscito che a insospettire l’Europa e a chiudersi in un lazzaretto da cui, se, allo sfasciarsi non lontano dello impero austriaco, gli venisse voglia di uscire per dare una capata nell’Adriatico, ei non troverebbe, assai probabilmente, un favoreggiatore, nè altra consolazione che la santa benedizione del papa.

Ciò non vuol dire che l’Italia abbia a dormirsela fra due guanciali. Da vicini, armati fino ai denti e disposti alle bravate, non c’è da aspettarsi altro che danno.

  1. Per un questionario di cui il primo quesito era il seguente: Credete che oggi si possa, forse con maggiore verità, parafrasare il pensiero napoleonico con questa frase: «Fra cinquant'anni l’Europa sarà republicana o tedesca?»

Note

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