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IV. 1
marzo 1898.
Sia questa commemorazione di Felice Cavallotti unanime patto di fratellanza tra gli onesti di tutti i partiti; sorga da questa dolorosa cerimonia una fiammante protesta contro l’omicidio cavalleresco; una voce che bandisca la crociata santa alla corruzione legale che malefica e imbratta di fango e di sangue ogni più nobile aspirazione della vita, alla prepotenza, che manomette impune, e col sogghigno di Mefistofele sulle labbra, i diritti più sacri e le leggi più costanti dell’umanità.
E sia voce e protesta di popolo affratellato dal dolore e dalla speranza (quale uomo, quantunque sublime, potrebbe assumere e proseguire da solo un’impresa a cui si spezzò l’anima molteplice e la tempra adamantina del Cavallotti?); voce e protesta di popolo affamato di giustizia più che di pane, di popolo che non intende più tollerare il danno e l’oltraggio, ond’è da tanti anni cotidìanamente gratificato dagli inverniciatori officiali della putredine, dai rigattieri patentati della scienza e dell’arte, dai ricattatori bollati della stampa, dai bertoni della legge, dai grassatori e dagli stupratori della giustizia.
Quando un benefico temporale avrà dileguato i miasmi che ammorbano l’anima della nazione, ed il sole della giustizia risplenderà puro sulla coscienza rigenerata degl’Italiani, allora sarà compíta l’opera tua magnanima, o Cavallotti; allora sarà sciolto il voto che ora facciamo sulla tua fossa; allora rifulgerà intiera la tua vendetta e la tua gloria, o vittima generosa dell’Ideale, o paladino imperterrito e intemerato dell’onestà!
- ↑ Per la commemorazione di Felice Cavallotti, in Catania.