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VI. 1

febbraio 1903.

Agli eroi da salotto e da caffè, sfacchinanti gran parte della giornata in scuole di scherma ed armeggianti con terribile fragore a gloria di cavallerizze, vendette di ballerine e a spasso del volgo ozioso e malefico; a tutta la paladinaglia femminiera e pettegola, che con prosopopea tacchinesca verbalizza su per le gazzette del regno la storia cotidiana delle proprie e delle altrui prodezze, e di ogni gloriosa scalfittura, tanto per non interrompere le tradizioni della Tavola Rotonda, lentamente si rifà banchettando, Ettore Fieramosca si pianta dinanzi, e dice sorridendo e commiserando: «A letto, ragazzi; a scuola, ignoranti; a casa, femmine. E voi, che avete animo pronto e muscoli buoni, sappiate che, se onesta e santa non è la causa che c’infiamma, ridicolo è lo sdegno, bestiale il coraggio, miserevole il valore».

Così dice Ettore Fieramosca; ma al suono della fiera voce, alla vista della grave armadura e dello spadone più lungo di loro, i terribili cavalieri si sono prudentemente accampati sotto l’insegna della più vicina osteria.

  1. Per il quarto centenario della Disfida di Barletta.

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