Questo testo è completo, ma ancora da rileggere.
Non è viltà ciò che dipinge in carte Quanto Anfitrite Gira
Questo testo fa parte della raccolta Canzoni eroiche di Gabriello Chiabrera


XII


Non perchè umile in solitario lido
     Ti cingono, Savona, anguste mura,
     Fia però, che di te memoria oscura
     Fama divulghi, o se ne spenga il grido;
     Che pur di fiamme celebrale e noie
     Piccola stella in Ciel splende Boote.
Armata incontro al Tempo, aspro tiranno,
     Fulgida sprezzi di Cocito il fiume.
     So quai ruote di gloria, o su quai piume
     I tuoi Pastor del Vatican non vanno1?
     Coppia di stabilir sempre pensosa
     La sacra dote alla diletta sposa.
E qual sentier su per l'Olimpo ardente
     Al tuo Colombo mai fama rinchiude?
     Che sopra i lampi dell’altrui virtude
     Apparve quasi un Soll per l'Oriente,
     Ogni pregio mortai cacciando in fondo;
     E finga quanto ei vuol l'antico mondo.
Certo da cor, ch’alto destin non scelse
     Son l'imprese magnanime neglette;
     Ma le bell'alme alle bell'opre eletto
     Sanno gioir nelle fatiche eccelse;
     Nè biasmo popolar, frale catena,
     Spirto d'onore, il suo cammin raffrena.
Così lunga stagion per modi indegni
     Europa disprezzo l'inclita speme,
     Schernendo il vulgo, e seco i Regi insieme,
     Nudo nocchier promettitor di Regni;
     Ma per le sconosciute onde marine
     L'invitta prora ei pur sospinse al fine.
Qual uom che torni alla gentil consorte,
     Tal ci da sua magion spiegò l'antenne;
     L’Ocean corse, e i turbini sostenne,
     Vinse le crude immagini di morte;
     Poscia dell’ampio mar spenta la guerra,
     Scorse la dianzi favolosa terra.
Allor dal cavo pin scende veloce,
     E di grand'orma il nuovo mondo imprime;
     Nè men ratto per l'aria erge sublime
     Segno del ciel, l'insuperabil Croce;
     E porge umile esempio, onde adorarla
     Debba sua gente; indi divoto ci parla:
Eccovi quel che fra cotanti scherni
     Già mi finsi nel mar chiuso terreno,
     Ma delle genti or più non finte il freno
     Altri del mio sudor lieto governi:
     Senza regno non son, se stabil sede
     Per me s’oppresta alla cristiana Fede.
E dicca ver; chè più che argento ed oro
     Virtù suoi possessor ne manda alteri:
     E quanti, o Salluoro, ebbero imperi,
     Che densa notte è la memoria loro?
     Ma pure illustre per le vie supreme
     Vola Colombo, e dell'obblio non teme.

  1. La famiglia Della Rovere di Savona diede due papi, Sisto IV e Giulio II. Furono principi intraprendenti e guerrieri; e il secondo riconquistò ed assicurò alla Chiesa gli Stati che il poeta chiama la sacra dote.

Note

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