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Capitolo Sesto.
Un giorno lo chiamarono all'ufficio della sua compagnia; gli dovevano annunziare che era stato destinato per la Cina per la squadra di Formosa!.... Egli sapeva da parecchio tempo che sarebbe avvenuto ciò; l’aveva inteso dire da quelli che leggevano i giornali che là basso la guerra non finiva. A causa dell’urgenza della partenza, lo prevenivano nello stesso tempo che non gli potevano dare il permesso accordato ordinariamente, per gli addii; tra cinque giorni bisognava il sacco per partire.
Gli venne un estremo turbamento; era lo sgomento dei grandi viaggi, dell’incognita guerra; anche l’angoscia di lasciare tutti, con la vaga inquietudine di non più ritornare. Mille cose gli turbinavano nel cervello. Un grande strepito si faceva intorno a lui, nelle sale dei quartiere, dove una quantità di altri marinai era stata destinata a partire per la Cina. E presto egli scrisse alla sua vecchia nonna, col lapis, seduto per terra in uno stato d'animo agitato e fantastico in mezzo al clamore ed all’andare e venire dei compagni d’armi anch’essi agitati e commossi per la paurosa partenza.