< Pescatori d'Islanda < Parte IV
Questo testo è completo.
Pierre Loti - Pescatori d'Islanda (1886)
Traduzione dal francese di Carlo De Flaviis (1911)
Capitolo V
Parte IV - Capitolo IV Parte IV - Capitolo VI

Capitolo Quinto.


Una sera piovosa, essi erano seduti, l’uno vicino l’altro, presso il camino e la vecchia nonna Yvonne dormiva di faccia a loro. Essi parlavano a voce bassa, come fanno tutti gl’innamorati.

Quella sera però nella loro conversazione — sempre animatissima — vi erano dei lunghi silenzi imbarazzanti. Egli, sopratutto, non parlava ed abbassava la testa con un mezzo sorriso, cercando di sfuggire gli sguardi di Gaud.

Era perchè ella l’aveva stretto di domande, tutta la serata, circa quel mistero, che egli non voleva spiegare, e questa volta Yann si sentiva preso; Gaud era troppo furba e decisa a voler sapere e bisognava risponderle assolutamente.

— Forse avevano malignato sul mio conto? Domandava lei.

Egli cercò di rispondere sì. Malignato di lei? oh! sì e molto in Paimpol e in Ploubazlanec....

Gaud domandò che cosa gli avevano detto. Egli si turbò e non lo seppe dire. Allora ella comprese bene che non era ciò.

— Forse vestivo troppo bene? Veramente era troppo elegante per diventare la moglie, di un pescatore e anche ciò vi aveva in parte contribuito.

Ma infine fu costretto a confessare che non era questa la sola ragione.

__ Forse perchè in quel tempo noi eravamo ricchi e voi credevate di esser rifiutato?

— Oh no, questo no.

Egli rispose con una sicurezza così ingenua che divertì un mondo Gaud. E poi vi fu di nuovo un silenzio durante il quale si sentì il lungo gemito del vento e del mare.

Mentre ella l’osservava attentamente, un’idea le cominciò a venire:

— Non è niente di tutto ciò, Yann; e allora? lo guardò negli occhi con quel sorriso d’inquisizione di chi ha capito.

Egli girò la testa, ridendo di tutto cuore.

Gaud aveva indovinato; ragioni non ne poteva dire perchè non ve ne erano, non ve ne erano mai state. Semplicemente aveva fatto il testardo (come diceva il piccolo Silvestro) ecco tutto. L’avevano troppo tormentato con quella Gaud. Tutti si erano messi in testa di fargliela sposare; i suoi genitori, Silvestro, i suoi compagni islandesi, perfino Gaud stessa. Allora ostinatamente aveva detto no, sempre no, avendo in cuor suo l’idea di farla sua un giorno, in cui nessuno vi avrebbe più pensato.

E per quella fanciullagine del suo Yann, ella aveva languito, abbandonata per due anni, e aveva desiderato di morire.

Sorridente per la confusione di essere stato scoperto — Yann guardò Gaud con degli occhi gravi che, a loro volta, interrogavano profondamente: gli perdonerebbe?

Egli aveva un rimorso grandissimo — oggi per averla fatto tanto soffrire; gli perdonerebbe?

— E’ il mio carattere, Gaud. Anche con i miei genitoriè lo stesso. Delle volte quando mi ostino resto perlunghi giorni come in collera con essi, quasi senza parlare a nessuno. E voi sapete quanto io li ami, e finisco sempre per obbedir loro e contentarli in tutto, come fossi un bimbo di dieci anni. E quando pensavo di ammogliarmi il mio pensiero correva a voi come alla sposa prescelta dal mio cuore. — Credetemi Gaud, è così e I perdonatemi.

Oh! ella gli perdonava! Sentiva dolcemente venirle le lagrime agli occhi; l’ultimo residuo del suo dolore antico si dileguava con la confessione di Yann. D’altronde senza tutta quella sofferenza di prima ella ora non sarebbe così felice; ora quasi ne era contenta.

Ecco tutto chiarito tra di loro; d’un modo inatteso, vero, ma completo; non vi era più alcun velo fra le loro anime.

Egli l’attirò contro di sè, e le loro teste vicine, restarono lungamente con le guance appoggiate l’una sull’altra, non avendo più bisogno di spiegare niente, di dirsi niente. E in quel momento la loro stretta era così casta che essendosi svegliata la nonna Yvonne — essi restarono davanti a lei, cosi, senza alcun turbamento....

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