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VII.
Io apro il Vangelo, e vi leggo:
«Se voi m’amate, osservate i miei comandamenti.
Ed io pregherò il Padre, ed egli vi darà un altro Consolatore che dimori con voi in perpetuo.
Cioè lo Spirito della verità.....
Io sono la vera vite, e il Padre mio è il vignaiuolo.
Egli toglie via ogni tralcio che in me non porta frutto; ma ogni tralcio che porta frutto egli lo rimonda, acciò che ne porti vieppiù.
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Io ho ancora assai cose a dirvi, ma voi non le potete ora portare.
Ma quando colui sarà venuto, cioè lo spirito di verità, egli vi guiderà in ogni verità; però che egli non parlerà da se stesso, ma dirà tutte le cose che avrà udito e v’annunzierà le cose avvenire1.»
E medito: la Chiesa è colpita d’acciecamento, e il vostro intelletto, sacerdoti di Gesù, è morto alla coscienza della vera vita, se davanti alla potenza d’intuizione profetica contenuta nei passi ora citati — davanti a un programma religioso che costituisce per sé l’immensa superiorità della fede di Cristo su tutta quanta la tradizione del passato — voi non trovate altra parola da scrivere sulla vostra bandiera che la funesta parola: resistere. La coscienza della missione progressiva fidata alla religione — l’antiveggenza della successiva purificazione delle credenze — l’educazione data d’epoca in epoca da Dio al genere umano proporzionatamente ai gradi del suo sviluppo intellettuale e morale — la riverenza alla grande tradizione religiosa dell’umanità — tutto è in quei passi, ai quali la dottrina papale contrappone un’empia, assurda teorica d’immobilità. La santa Chiesa dell’Avvenire, la Chiesa dei liberi e degli eguali, la Chiesa che benedicendo ad ogni progresso dello Spirito di Verità, e immedesimandosi colla Vita dell’Umanità, non avrà Papa né laici, ma credenti, sacerdoti tutti con uffizi diversi2, vi è intraveduta e predetta. E dall’ampliazione della corrotta, aristocratica chiesa dell’oggi a questa Chiesa rinnovata, popolare, dell’avvenire, pende, non diremo lo scioglimento — che non è in mano d’uomini — ma il modo più o meno violento, più o meno pericoloso, di scioglimento della questione religiosa.
A questo provvedano solleciti i sacerdoti. Noi invochiamo il loro concorso all’opera santa, ma non possiamo, per loro indugio, soffermarci o indugiar sulla via.