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XIII. A Odoardo Fantoni
Odi - XII. Per la pace del 1783 Odi - XIV. A Giorgio Viani

XIII

A Odoardo Fantoni

Per il ritorno di Beniamino Franklin a Filadelfia
dopo la pace del 1783

(1783-1803)

     Sorgi, Laware, sovra l’urna, e fuora
del lido inalza le superbe corna.
Su la d’olivo inghirlandata prora
Franklin ritorna.

     5Franklin, tuo figlio, che di ferro armato
rapì dal cielo i fulmini stridenti,
cui diede l’arte di creare il fato
libere genti.

     Miralo, ei scende! del novello mondo
10ride la speme sul tranquillo aspetto,
ma l’ire e i voti dell’Europa in fondo
gemon del petto.

     L’adulta prole, che emularlo brama,
offre alla figlia il genitore antico.
15«Padre» la patria; ogni stranier lo chiama
«fratello e amico».

     Spiegan tonando i peregrini abeti
festive insegne per la nordica onda:
tutta risuona di sinceri e lieti
20plausi la sponda.

     Vuotiam, Fantoni, nove tazze al nome
e alla salute dell’eroe: festose
cetre agitiamo, e incoroniam le chiome
d’apio e di rose.


     25Le rime, nunzie d’avvenir felice,
oda degli avi Figueroa fastoso,
della germana, occhicerulea Vice
amante e sposo.

     Di donzellette e di garzon ridente
30danza richiami eletto stuol: non voglio
cui pigra offusca l’avvilita mente
nebbia d’orgoglio.

     Te la ritrosa, vaga verginella
segua, cui punge il cor desio d’imene,
35me dalle leggi facili la bella,
candida Argene.

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