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XL. A Bartolommeo Boccardi
Odi - XXXIX. Alla conversazione di Anna Maria... Odi - XLI. A Pietro Notari

XL

A Bartolommeo Boccardi

(1790)

     Che solo il ricco sia felice, e alberghi
l’onor nell’oro, in povertá vergogna,
sogno è del volgo e dei potenti inerti
util menzogna.

     5Nella virtude il vero onor risiede,
e sol beato è chi d’avara sete
in cuor non arde e sa frenar l’edaci
brame indiscrete.

     Placido il sonno ama le case agresti
10e i poggi lieti per i fiori e l’erbe,
e le invidiate dei monarchi fugge
torri superbe;

     che per la reggia, dei custodi ad onta,
volan le cure del poter tiranne,
15timide in faccia all’indifesa soglia
delle capanne.

     Sprezzo, Boccardi, di rimorsi madre
inutil copia d’ambizioso argento;
libero e ricco per mediocri voglie
20vivo contento,

     o a me ricetto dian gli aviti lari,
o dell’amico la magion ventosa,
che scopre in seno all’ampio mar l’alpestre
Cirno nevosa,


     o il frigid’Equi e di feraci ulivi
gli audeni colli densamente bruni,
o il curvo lido, che flagella inquieta
l’onda di Luni.

     La mia pietade è cara al cielo, ai figli
del nobil fango la mia musa è cara:
musa d’inganno e di viltá nemica,
di lode avara:

     cinta di quercia il lungo crin s’appoggia
su l’arpa, avvezza a trionfar degli anni,
applaude al merto, ama la plebe oppressa,
odia i tiranni.

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