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XII. Il ritratto
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XII

Il ritratto

(1780)

     Son pronte omai le ciottole
ed i color stemprati;
curvi nell’opra, cantano
cento Capricci alati.

     5Genio dei scherzi italici,
scendi su queste arene;
prendi il pennel: l’immagine
dipingerai d’Argene.

     Breve ha la fronte; languidi
10gli occhi, ove Amor si asconde;
le chiome, avvolte in treccia,
né brune son né bionde.

     Il naso fra le ciglia
s’apre discreto varco,
15e scende, sottilissimo,
leggiadramente in arco.

     Il sen, che lento e placido
moto dal cor riceve,
regge due globi lucidi
20di condensata neve.

     Sovra la mano morbida
nodo né vena eccede;
è rotondetto ed agile
l’imprigionato piede.


     25Se move il passo e in candida
veste piú vaga appare,
Flora rassembra, o Tetide
quando trascorre il mare.

     Se in nero vel la faccia
30modesta ricompone,
sembra l’azzura Cipride
quando piangeva Adone.

     Genio, t’arresta: mancano
mille sul caro viso
35grazie, vi manca un docile
conquistator sorriso.

     Getta il pennello: inutile
è il tuo lavoro! Amore
compí la bella immagine:
40io l’ho scolpita in cuore.

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