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XXVIII
Invito a Fille
Arcadi, figli del latino canto,
vita dei nomi degli eroi giá spenti,
dalla toscana cetra,
quasi dardo, spingete inno sonante,
5saettator d’oblio, ricco d’onore:
io spargere non vo’ suono per l’etra,
quando non fia d’amore.
Candida Fille, dalle negre ciglia,
le sciolte chiome bionda.
10dal petto che di cigno ala somiglia,
in quest’erbosa sponda
meco t’assidi, ad ingannar dell’ore
l’implacabile veglio rapitore.
Vedrai scherzar lascive,
15fra le corde canore,
le carezze fugaci,
ed i bilingui baci,
e formar vorticosi
per l’aura obbediente,
20non conosciuti giri
i tepidi sospiri.
L’arte indiscreta non sará tiranna
delle mie rime. Animerá il desio
le lusinghe del canto: i vani omaggi
25io non curo dei saggi.
L’universo per me, Fille, tu sei!
Se, al dolce suon de’ miei
armoniosi accenti,
tu mi volgi ridenti
30quei vezzosetti lumi,
si lagnino anche i numi:
non sa temerli il cuore;
ché ai sacri sdegni loro
il pietoso arciere
35mi fa beato scudo
del suo bel seno ignudo.