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SONETTI ETEROCLITI1
(Leggendo “Il Mago„ di Severino Ferrari)
Giù pei cieli dïafani e tranquilli
discende il mago radîante in volto:
un vecchio rospo a un larice suffolto
4gli gorgheggia: ben venga il signor Brilli.
Ed e’ muggire alla campagna i grilli
ode e nitrir le rane dentro il folto
canneto: un bacherozzo, uom savio e colto,
8accorre al braccio di donna Amarilli:
e i rosignoli vanno per le strade
con certi borzacchini di pantano
11grattando il vïolin nelle contrade...
Era tutto, da presso e da lontano,
uno zillare sotto le rugiade
nell’infinita chiarità del piano.
15Il mago, della mano
fatto un soave cenno a’ rosignoli,
17fe’ un passo e, grazie, disse, a quei figliuoli.
Se’ tu dunque arrivato in Broceglianda
nel caffè de li Servi, o nel divino
pian della Zena, al garrulo Alberino
4dove regna, conversa in rana, Urganda?
Tra gli alberi ogni macero tramanda
un odore d’assai dolce bottino,
quasi che, per incanto o per destino,
8il gracchiare in profumo si rispanda.
Nel caffè ’l mago lento al ritmo cede
de’ tuoi versi: egli ha i baffi agili in arco,
11cupo geme, ed il pio sigaro aspira.
A quando a quando batte arguto il piede
e fa strano del capo a’ diti incarco:
poi trae di tasca una lunata lira:
15chiama il servo e sospira;
ma se i tre soldi metti fuori tu
17tesse una danza di caldea virtù.
- ↑ [p. 232 modifica]questo sonetto e il seguente appartengono alle corrispondenza scherzosa e amichevole dell’autore con Severino Ferrari.