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Questo testo fa parte della raccolta Rimatori siculo-toscani del Dugento

III

Al medesimo

Se Dio possa usare misericordia verso di lui peccatore.


      Onesto e savio religioso frate Guittone, Meo Abracciavacca. A ciò che piú vi piace e’ son sempre con volontá di servire.

S’amore crea solo di piacere, e piacere solo di bono, temo di convenire a vostra contanza, perché non è fòr d’amore amistate, ned amore fòr simile di vertú infra li amici. Mò, sostenendo veritá, conoscenza e bono desio, sono costretto a desiderare per ragione; unde conforto che’l sano di voi gusto sosterrá lo mio amaro cibo: ché non fora benignitá scifare bono volere d’alcuno che l’have in servire, ma pare dirittura di sovenire a colui che si vòle apressare a quello che porge e sovene a privadi e a strangi. Perciò vi dimando che sia brunito lo mio ruginoso sentore de la quistione di sotto per sonetto hovvi scritto.


     Poi sento ch’ogni tutto da Dio tegno,
non veggio offensa, ch’om possa mendare,
ché alma e corpo e tutto mio sostegno
mi die’ per lui servendo fòr mancare.
5 Ed eo contr’esso deservendo veglio,
di che non saccio u’lui deggia pagare:
aldo mi drá misericordia regno,
perché lo credo noi posso avisare.
     Però che pur Dio è somma iustizia,
10misericordia contra me par sia,
ch’omè opra ver’me salute nente.
     Ditelmi saggio, e poi de lor divizia,
chi tene inseme Dio per sua balia
assettata ciascuna e ’n sé piacente.

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