Questo testo è completo, ma ancora da rileggere.
Certo avverrà, che di Nettun fremente Ecco su base, che d'ingegno altero
Questo testo fa parte della raccolta Canzoni eroiche di Gabriello Chiabrera


XXXVII

AI SIGNOR FRANCESCO DI CASTRO.

Poichè l’ingegno uman feroce e duro,
     Tutto rivolto agli altrui danni, e scorni,
     Converse in terra de’ Saturnii giorni
     Il bell’ôr fiammeggiante in ferro oscuro;
5Turbaro nembi il ciel sereno, e sorse
     Schiera di febbri a nostro scampo infesta,
     Nè pur sotto Orion cruda tempesta
     I larghi campi di Nettun trascorse,
Navi affondando; ma di fiamma inferna
     10Nuova Etna vomitò Chimera ardente;
     E crescendo fra piaghe aspro serpente,
     Ingombrò di terror gli antri di Lerna.
Taccio di Creta ne’ Dedalei chiostri
     Il Minotauro, o miserabil mondo,
     15Se a pro di lui non si spingeano al fondo
     Per forti destre i formidabil mostri.
Ben all’anime eccelse inni festosi
     Sacrò la gente, e loro sculse acciari,
     E ben a gran ragion gli astri più chiari
     20Ornò col pregio degli Eroi famosi.
Che se virtù de’ suoi fedeli i petti
     Forte eccitando a sommi rischi espone,
     Giusto è, che non indarno auree corone;
     Di bella gloria a lor conforto aspetti.
25Dolcissimo ad udir: nè tempro invano
     La cara cetra, ed oggi teco il dico;
     Che benchè io parli del buon tempo antico,
     Da te, Francesco, io non men vo lontano.
Tu de’ nobili Regni, onde si bea
     30Napoli altera, già reggesti il freno,
     Ed a ben farla fortunata appieno,
     In saldo seggio vi fermasti Astrea.
Sotto l’inclito scettro umil fortuna
     Timor non ebbe di superbo orgoglio;
     35Nè Cerere sofferse in fier cordoglio
     Rimirar di sue spiche alma digiuna.
Or caro al grande, ne’ cui regni il giorno
     Agli occhi s’apre de’ mortali, e chiude,

     Fermo sul Tebro, di tua gran virtude
     40I rai lucenti fai volare intorno.
Che i Mori assaglia, o che il Monarca Ibero
     Guerra destini all’implacabil Trace,
     Non ti si cela, e sull’amabil pace
     In tua fè si depone il suo pensiero.
45Quinci racconti i desiderj regi
     Al Vaticano, e ad ognor t’affanni,
     Acciocchè il nostro acciar di torbidi anni.
     Dell’oro antico si riduca a i pregi,
Chi tenta ciò speri d’Alcide il vanto,
     50Vegghiar, sudar nelle sublimi imprese,
     Chiudere il varco alle temute offese,
     Son le prove di Lerna, e d’Erimanto.

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.