< Postuma
Questo testo è stato riletto e controllato.
XXXIX
XXXVIII XL



XXXIX.


IRA



 
C
IECO! e il balen d’un’ironia feroce

       Non ti vedea sul viso
E ti chiedevo colle mani in croce
       4La pietà d’un sorriso!

Come un bambino a te davanti gli occhi
       Trepidando chinai,
Come un can flagellato ai tuoi ginocchi,
       8Vile, mi trascinai;

China l’altera fronte, io t’ho baciato
       Il lembo delle vesti,
Ho sofferto l’inferno, ho bestemmiato,
       12Ho pianto... e tu ridesti;


Mi levo adesso dal codardo oblio,
       Le mie catene spezzo,
Mi vergogno di te, dell’amor mio;
       16Mi levo e ti disprezzo.

Or di’, se il vuoi, che per te sola ho pianto
       Vinto, curvato, umile;
Io, te straziando nell’audace canto,
       20Dirò quanto sei vile.


Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.