< Postuma (1905)
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Era una notte come questa e il vento
II IV

III.


     Era una notte come questa e il vento
Scuoteva urlando la mia porta invano:
3Lunga come un lamento
Mezzanotte battea lontan lontano,
Cadea la pioggia a rivi
6Dalle gronde sonore e tu partivi.

     Tu partivi per sempre ed io sul letto,
Col viso in giù, la còltrice mordea;
9Mi strideva nel petto
Il singhiozzo del pianto e non piangea.
Così tu m’hai lasciato
12E il bacio dell’addio non me l’hai dato.

     Da quella notte non t’ho più veduta
E più nulla di te non seppi mai.
15Forse tu sei caduta
Nel vituperio ed aspettando stai.
Seduta sulla porta,
18Chi compri il bacio tuo; forse sei morta.


     Forse, e questo pensier più mi
Non ti ricordi più del tuo passato,
21E godendo contenta
La casta pace d’un imen beato.
Baci col labbro pio
24I figli d’un amor che non fu il mio.

     Nel tempo anch’io sperai che pur
Che spegne pure ogni dolor più greve.
27Ti volli creder morta
Perchè scordarsi degli estinti è lieve,
E dissi al cor mio gramo.
30Dissi all’anima mia: dimentichiamo.

     Invan. Da quella notte io porto in core
Come una piaga che guarir non vuole:
33Chiuso nel mio dolore
Odio la terra, maledico il sole.
Maledico la vita.
36Perchè non spero più; tu sei partita

     E partita per sempre! e pur se sento
La piova ancor che dalle gronde scroscia
39E a mezza notte il vento
Sonar come un lontano urlo d’angoscia,
Dal mio guanciale il volto
42Levo e le voci della notte ascolto.


     Così mal desto le tue bianche forme,
Velate come in sogno, io veggo in mente:
45Tace per poco e dorme
Il tarlo roditor che lentamente
La mia vita divora,
48E mi par quasi d’aspettarti ancora.

     Può la mente scordar tutto un passato.
Ma la mia carne non li scorda mai
51I baci che m’hai dato,
I misteri d’amor che t’insegnai,
Le notti mie più liete,
54E le tue voluttà le più segrete.

     Ahi, ma dal mio sopor tosto destato,
L’atroce verità riveggo intera!
57Ignudo e forsennato
Levo le braccia nella notte nera
E sulla coltre sola
60Spasimo e il pianto mi s’annoda in gola.

     Pianger non posso. Maledetto Iddio,
Se favola non è come l’amore,
63Egli che il pianto mio
Come una pietra mi saldò nel core,
Egli che ci ha diviso
66E che il pianto mi nega e il tuo sorriso!


     Oh, se pianger la morte mi facesse,
Se una lagrima sola, un’ora sola
69De’ gaudi tuoi mi desse,
Ricada sovra me la mia parola
Se la casa di grida
72Non risonasse già pel suicida!


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