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Niccolò Franco - Priapea (1541)
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CLXVIII.
Chì può negar, che quel soave umore
Che l’una lingua trae dall’altra, quando
Si stà l’uomo e la femmina abracciando,
4Non sia gioire all’uno e all’altro core?
E quello star per lunghe assai dimore
E bocca a bocca, e labbri a labbri urtando,
È altro ch’andar l’anime serrando,
8Che di dolcezza non se n’escan fuore?
E quel dolce mormorío ad udire,
Puossi egli chiamar altro ch’un volere
11Della dolcezza insieme conferire?
Or, se ’l suggere un cazzo sia piacere
Maggiore, e vuommi alcuno contradire,
14Dica mò l’Aretino il suo parere.
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