< Priapea
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CXXXVII
CXXXVI CXXXVIII

CXXXVII.


Or ecco autunno, Dio ne sia laudato,
     E gl’orti miei faranno un bel festone,
     E d’ogni frutto avrò munizione.
     4Ma che? si parte tosto ch’è arrivato.
Onde da’ putti sarò poi lasciato,
     Come si spoglia al tutto la stagione,
     E gli arboscelli restano in giubbone,
     8Sì, ch’io da un cazzo resterò piantato.
Pur mi consolo, e poco me ne duole,
     Per esser fatto il mondo d’un lavoro,
     11Che gira a tondo come il tempo vuole.
La luna or è d’argento, ed ora è d’oro,
     Ed è nel cielo: Ma che più parole,
     14Se hanno le potte ancora il tempo loro?

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