< Priapea
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XXII.


O donna sciocca, di che cosa ridi?
     Ridi tu forse perch’io son di legno,
     Nè Fidia di sua man m’ha fatto degno
     4Nè gli altri mastri di sì chiari gridi?
Dunque, perch’io sia rozzo tu ti sfidi
     Che in me non sia attitudine nè ingegno,
     Da farti in un bisogno il ventre pregno
     8Onde così ridendo te ne occidi?
Ma se ben di mia bocca ti confesso,
     Che ’l divin Buonarroti e ’l Sansovino
     11Non mi fer mai di marmo nè di gesso.
Resta per questo ch’io non sia divino,
     Se più di mille volte, e pure adesso
     14Son uscito di culo all’Aretino?

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