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Niccolò Franco - Priapea (1541)
XXIV
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XXIV.
Tutto mi struggo, e mettomi in tormenti,
Nè gli orti sentono altro che dolermi,
Perchè le donne fuggano il vedermi,
4Né sien con gli occhi a riguardarmi intenti.
Come che si dovessino in conventi
Tutte sacrarmi, e per un Dio tenermi,
E farmi pezze calde per i vermi
8In ginocchioni standomi presenti.
Ma ben son io d’ogni giudizio fuora,
Son altro io più che un cazzo a quel che pare?
11E se è così, che doglia me n’accora?
Non si sa egli, e vedesi all’andare,
Che per un cazzo, e per quaranta ancora
14Non si torrien le donne da cacare?
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