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IL FOCOLARE
È notte. Un lampo ad or ad or s’effonde,
e rivela in un gran soffio di neve,
3gente che va nè dove sa nè donde.
Vanno. Via via l’immensa ombra li beve.
E quale è solo e quale tien per mano
6un altro sè dal calpestìo più breve.
E chi gira per terra l’occhio vano,
e chi lo volge al dubbio d’una voce,
9e chi l’inalza verso il ciel lontano,
e chi piange, e chi va muto e feroce.
Piangono i più. Passano loro grida
inascoltate: niuno sa ch’è pieno,
13intorno a lui, d’altro dolor che grida.
Ma vede ognuno, al guizzo d’un baleno,
una capanna sola nel deserto;
16e dice ognuno nel suo cuore: Almeno
riposerò! Dal vagolare incerto
volgono a quella sotto l’aer bruno.
19Eccoli tutti avanti l’uscio aperto
della capanna, ove non è nessuno.
Sono ignoti tra loro, essi, venuti
dai quattro venti al tacito abituro:
23a uno a uno penetrano muti.
Qui non fa così freddo e così scuro!
dicono tra un sospiro ed un singulto;
26e si assidono mesti intorno al muro.
E dietro il muro palpita il tumulto
di tutto il cielo, sempre più sonoro:
29gemono al buio, l’uno all’altro occulto;
tremano... Un focolare è in mezzo a loro.
Un lampo svela ad or ad or la gente
mesta, seduta, con le braccia in croce,
33al focolare in cui non è nïente.
Tremano: in tanto il bàttito veloce
sente l’un cuor dell’altro. Ognuno al fianco
36trova un orecchio, trova anche una voce;
e il roseo bimbo è presso il vecchio bianco,
e la pia donna all’uomo: allo straniero
39omero ognuno affida il capo stanco,
povero capo stanco di mistero.
Ed ecco parla il buon novellatore,
e la sua fola pendula scintilla,
43come un’accesa lampada, lunghe ore
sopra i lor capi. Ed ecco ogni pupilla
scopre nel vano focolare il fioco
46fioco riverberìo d’una favilla.
Intorno al vano focolare a poco
a poco niuno trema più nè geme
49più: sono al caldo; e non li scalda il fuoco,
ma quel loro soave essere insieme.
Sporgono alcuni, con in cuor la calma,
le mani al fuoco: in gesto di preghiera
53sembrano tese l’una e l’altra palma.
I giovinetti con letizia intiera
siedon del vano focolare al canto,
56a quella fiamma tiepida e non vera.
Le madri, delle mani una soltanto
tendono: l’altra è lì, sopra una testa
59bionda. C’è dolce ancora un po’ di pianto,
nella capanna ch’urta la tempesta.
Oh! dolce è l’ombra del comun destino,
al focolare spento. Esce dal tetto
63alcuno e va per suo strano cammino;
e la tempesta rompe aspro col petto
maledicendo; e qualche sua parola
66giunge a quel mondo placido e soletto,
che veglia insieme; e il nero tempo vola
su le loro soavi anime assorte
69nel lungo sogno d’una lenta fola;
mentre all’intorno mormora la morte.