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IL TORELLO
Su la riva del Serchio, a Selvapiana,
di qua del Ponte a cui si ferma a bere
3il barrocciaio della Garfagnana,
da Castelvecchio menano, le sere
del dì di festa, il lor piccolo armento
6molte ragazze dalle treccie nere.
Siedono là sul margine, col mento
sopra una mano, riguardando i pioppi
9bianchi del fiume; e parlano. Ma il vento
porta brusìo di voci, eco di scoppi
di mortaretti, eco di passi presta
12ed un confuso tremito di doppi.
Dolce ascoltare allora, con la testa
voltata altrove, quelle due parole...
15coperte un po’ dalle campane a festa!
altrove... al Serchio che risplende, al sole
che prende il monte... o Nelly, anco ai vivagni
18del tuo pannello, anco alle mucche sole
che brucano il palèo sotto i castagni.
To’... quel vitello — al cui grande occhio appari
immensa, con un lento albero in mano,
22quando con una vetta tu lo pari —
guarda stupito, nuovo, al monte, al piano:
tutto una selva, il monte; la costiera
25sembra un velluto tenero di grano.
Egli che non sapea la primavera,
la dura coda svincola, saluta
28il mondo bello. Prima, esso non c’era:
ci si ritrova: fiuta l’aria, fiuta
la terra: all’aria sobbalzando avventa
31le brevi corna della fronte bruta;
e con le zampe irrequïete tenta
la terra. Il cielo è tutto pieno d’oro,
34Nelly, ed il suolo è tutto pien di menta.
Vuole empir della sua gioia il sonoro
spazio, il vitello, e trae dalle profonde
37fauci un muglio arrotato, agro, di toro.
Una giovenca lontana risponde.
Dunque, Nelly, rimeni oggi un torello:
savio, però, che sempre ha te di fronte
41con nella mano il grande albero snello.
Arrivi a Castelvecchio, alla sua fonte
nuova, perenne, a cui vengono in fila
44le gravi mucche nel calar dal monte.
Queste, da un canto, alla marmorea pila
succhiano l’acqua; e quando alzano il collo,
47l’acqua dalle narici nere fila.
Dall’altro, suona empiendosi al rampollo
vivo la secchia: una fanciulla aspetta
50con sui riccioli bruni il suo corollo.
A questa fonte, o Nelly, ora s’affretta
il tuo torello, a bere: dalla piena
53conca l’acqua discende alla cunetta,
così ch’ell’ha come un pulsar di vena.
Egli guarda coi grossi occhi, nè beve;
56che dentro l’acqua che si muove appena,
vede un coltello azzurro ondeggiar lieve...
Mugola e fugge. E poi mugolando erra
due dì, da selva a selva, nel suo colle,
60strappando qualche fil d’erba alla terra.
Cerca dolente le segrete polle
verdi di capelvenere; vi mira
63dentro: il coltello taglia l’ombra molle.
Aspetta al pozzo, quando alcuna tira
la secchia; l’acqua vi trabocca e sbalza:
66dentro, il coltello gira gira gira.
Allora, al botro, dall’aerea balza,
scende: il coltello posa su la ghiaia;
69ma la corrente un po’ l’urta, e lo scalza
forse, e lo porta. Aspetta egli: si sdraia
sui lisci giunchi, e coi grandi occhi spia,
72fissando l’acqua di tra la giuncaia,
se mai quell’ombra della morte via
portino l’onde. Sopra la sua testa
75il tempo corre per la muta via.
Aspetta: e l’acqua passa e l’ombra resta.
Il terzo giorno... “Ecchè tu piangi, sciocca?
Sa ’ssai! En bestie, ’un ci han lunari: scólta:
79’un si sa gnanco noi quel che ci tocca!„
dice tuo padre, o Nelly. Tu sei volta
alla Via Nova, guardi nella valle,
82per vederlo passare anche una volta.
Passa: un uomo alla testa, uno alle spalle:
è impastoiato, ad or ad or trempella...
85Passa... Oh! poggi solivi! ombrose stalle!
E quanto fieno! quanta lupinella!