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L'accestire - Il bucato L'accestire - La canzone del bucato

LA BOLLITURA


i


Già: sciorinati su la stessa siepe
sono come una greggia che soletta
3beva ad un pozzo e mangi ad un presèpe.

Ma non lontana è l’umile casetta
con gli occhi aperti delle sue finestre,
6che veglia il dì, che a sera poi li aspetta.

Essi appartati dalle vie maestre,
piccoli e grandi stanno insieme al sole,
9empiendo di fruscìo l’angolo alpestre.

Stridono appena, là con loro, sole
le foglie secche, e v’è col bianco odore
12della tela l’odor delle viole.

Ma s’imbevono d’acqua, ora, per ore,
tiepida prima, e quindi a poco a poco
15più calda, e quindi tolta via col fiore

nel paiolo che brontola sul fuoco.


ii


Li coglierete quando il sole sfiora
i monti aguzzi, voi, Rosa e Viola,
19e vostra madre. È dolce assai quell’ora.

Mamma coglie, con qualche sua parola,
i suoi mazzetti, e voi sul greppo liete
22stirate le schioccanti ampie lenzuola.

Ripasserete il tutto e riporrete,
troppo per l’ago e poco pel bisogno,
25dentro il comune canterai d’abete;

dove poi dorme, e sempre vede in sogno
la soave domenica, piegato
28in odore di spigo e di cotogno.

Ma or di ranno imbevesi il bucato:
e il ranno dal paiòl nero, quand’alza
31la schiuma, su la conca alta versato,

sgorga dal fondo e scivola e rimbalza.


iii


E la cucina tutto il dì fu piena
del casalingo e tacito lavoro,
35e il paiolo pendè dalla catena.


E c’era odor di cenere e d’alloro,
e il fuoco ardeva. Giù la tramontana
38scendea mugliando; ed un tin tin sonoro

s’udiva intanto come di fontana.

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