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IL DESINARE
Ubbidì Rosa al solito comando.
Sotto il paiolo aggiunse legna, il sale
3gettò nell’acqua che fremè ronzando.
Stacciò: lo staccio, come avesse l’ale,
frullò tra le sue mani; e la farina
6gialla com’oro nevicava uguale.
Ne sparse un po’ nell’acqua, ove una fina
tela si stese. Il bollor ruppe fioco.
9Ella ne sparse un’altra brancatina.
E poi spentala tutta a poco a poco,
mestò. Senza bisogno di garzone,
12inginocchiata nel chiaror del fuoco,
mestò, rumò, poi schiaffeggiò il pastone,
fin che fu cotto; e lo staccò bel bello,
15l’ammucchiò nel paiolo, col cannone
di pioppo; e lo sbacchiò sopra il tarvello.
Ora la madre nella teglia un muto
rivolo d’olio infuse, e di vivace
19aglio uno spicchio vi tritò minuto.
Pose la teglia su l’ardente brace,
col facile olio; e, solo intenta ad esso,
22un poco d’ora l’esplorò sagace.
L’olio cantò con murmure sommesso;
un acre odore vaporò per tutto.
25Fumavano le calde erbe da presso,
nel tondo, ch’ella inebbriò del flutto
stridulo, aulente; e poi nel canovaccio
28nitido e grosso avviluppava il tutto.
E Rosa in tanto sospendea lo staccio,
ponea le fette sopra un bianco lino,
31stringea le cócche, e v’infilava il braccio.
Tornò Viola, e furono in cammino.
Rosa e Viola furono in cammino.
Ma la pia madre altro pensò; discese;
35spillò la botte d’un segreto vino.
E poi, tornata, con le figlie prese
pei greppi; lesta, poi ch’una campana
38si sentiva sonare dal paese:
non più che un’ombra pallida e lontana.