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La visita che Alberto aspettava con maggiore impazienza era quella del Baldieri. Il concetto un po’ fantastico che s’era fatto di lui, il pensiero di trovarsi per la prima volta davanti a un operaio d’idee profondamente discordi dalle sue, a un agitatore audace, provato da processi e da prigionie, che forse gli veniva in casa di mala voglia, e col proposito di dirgliene delle dure, lo tennero per vari giorni in uno stato di curiosità viva; la quale diventò vivissima quando, all’ora indicatagli dal Cambiasi con un biglietto, egli sentì una vigorosa scampanellata.
Dal viso con cui la.cameriera gliel’annunciò e dall’incertezza con la quale disse "un uomo" invece di "un signore", capì che doveva aver visto una faccia straordinaria. .
E quando l’"uomo" gli fu davanti, egli dovette fare uno sforzo per dissimulare l’impressione che gli produsse il suo aspetto.
Non vide sul primo momento che due occhi azzurri potentissimi in una testa bionda più alta della sua; la quale pronunziando il suo nome, s’alzò invece d’inchinarsi.
Lo fece sedere, e l’osservò a varie riprese, di sfuggita, cominciando subito le sue interrogazioni, come se non s’occupasse punto della sua persona. Il Cambiasi aveva ragione. Egli non avrebbe saputo immaginare un viso che esprimesse più audacemente l’idea dell’anarchia rivoluzionaria. Era un viso lungo e sanguigno, con un gran naso arcato e sottile, che dava l’idea d’un’arma offensiva, e una bocca ferma, guernita di baffi petulanti, e un poco torta verso la guancia sinistra, dove s’apriva una cicatrice piccola e profonda, come il buco d’una palla di pistola. Ma più fieramente parlanti erano gli occhi, coi quali, fissando Alberto mentre rispondeva breve e netto alle sue domande, pareva che dicesse: - Chi è costui? Cosa cova? Che fine può avere la sua impostura? - Mai due occhi umani non gli avevano frugato dentro all’anima come quei due. Tutto ciò che v’è ancora di dubbioso nella sua nuova fede, tutti i pensieri e sentimenti che lo legavano ancora alla sua classe, gli parve che si agitassero, si scontorcessero sotto quello sguardo come un gruppo di bisce sferzate. Tanto che il suo cuore ardito se n’adontò e si ribellò, mandandogli un’ondata di sangue fino al collo, e invece di restringere la conversazione come aveva fissato, al lavoro dei fanciulli, egli decise d’assalirlo nel campo stesso delle sue idee, quando il primo argomento fosse esaurito. E cominciò a fissarlo, alla sua volta, negli occhi. E di volo riconobbe in lui quello che altri già riconobbero negli anarchici idealisti e sinceri: i caratteri fisici anticriminali: fronte larga, cranio ampio, una folta barba castagna, le pupille chiarissime. Era un bell’uomo; ma di quella bellezza che lascia l’animo incerto fra la simpatia e l’avversione; una di quelle figure vistose ed insolite, che, quando s’incontrano per la strada, vi fanno dire: - Chi sarà costui? - A un certo punto sorrise, e Alberto fu stupito della espressione singolare di quel sorriso pensò al sorriso, come lo chiama l’Antonino, "fantastico", di Cola di Rienzo. Anche nella calma con cui parlava, il suo viso, il suo gesto, la voce, la parola, tutto aveva qualche cosa di tagliente e di aggressivo.
Quando capì che l’interrogatorio era finito, s’alzò a un tratto, con impeto, come se le sue gambe fossero due molle d’acciaio che avessero dato uno scatto a suo malgrado. Ma una curiosità imperiosa costrinse Alberto a trattenerlo.
- Come, - gli domandò sorridendo - se ne va senza cercar di convertirmi?
Il Baldieri lo guardò, senza comprendere: - Convertirla a che?... - Ma nell’atto stesso che fece quella domanda, comprese. - Ah! - disse - intendo... No: non credo che sia il caso. Mi scusi, sa. Ha qualche cos’altro da domandarmi?
Alberto fu urtato da quella durezza: - Poiché rifiutate la discussione, non mi resta nulla da dire.
- Rifiuto la discussione! - ribatté l’anarchico. - Non la rifiuto mai quando credo che possa servire a qualche cosa. Ma a che cosa può servire... tra me e lei?
Alberto volle rispondere; ma quegli lo prevenne. - Allora disse - sarò franco; me lo permetterà. Noi non ci possiamo intendere. Un borghese non può esser con noi. Si può illudere, può essere qualche volta in buona fede...; ma alla prima occasione ci volterà le spalle, per forza, perché non si può cambiare il midollo delle ossa. Tutt’al più, loro possono essere socialisti. Ma socialista e borghese è tutt’una per noi... come per loro anarchico o pazzo. A che pro discutere coi pazzi? Dica la verità: per lei l’anarchismo è una pazzia.
Alberto gli fece cenno di sedere: quegli sedette sull’orlo della seggiola, come per fargli intendere che non si voleva trattenere.
- Non la credo una pazzia, - disse Alberto in tuono cortese - non mi pare irragionevole lo sperare che gli uomini potranno un giorno far di meno delle leggi, quando avranno raggiunto quel grado di moralità in cui la legge è superflua, perché le basta la coscienza. Ma credo la moralità attuale ancora tanto lontana da quel termine, da rendere impossibile l’attuazione del vostro ideale, il quale è tutto fondato sulla esistenza d’uomini quasi perfetti. Crede lei in una trasformazione miracolosa della natura umana?
- Ma che miracolosa! - rispose il Baldieri con atto di impazienza. - Ecco la loro fissazione! Naturale, logica, non miracolosa; logica e certa, per effetto delle condizioni d’esistenza, affatto nuove, che dovranno mutar gli uomini per necessità, come il cambiamento del recipiente muta la forma del metallo fuso. - E fece un gesto come per dire: - È così chiara!
- È impossibile disse Alberto. - Voi credete gli uomini pronti alla trasformazione, perché, già sin d’ora, li giudicate migliori di quelli che sono, perché non pensate che gran parte del male che non fanno, non lo fanno se non perché non lo possono, perché sono disarmati, compressi dall’ordinamento civile in cui vivono; ma togliete domani tutti i freni, come volete fare, e gli uomini ricadranno nelle barbarie d’un salto.
Il Baldieri scrollò le spalle in atto di pietà. - Lo dicevo che non ci possiamo intendere! E ribatté con vivacità febbrile, picchiando il pugno sulla fronte e facendo scattar le parole: - Ma in che maniera un uomo intelligente non capiva che ogni crimine, ogni trista passione di adesso era l’effetto necessario d’una violenza, d’una restrizione imposta alla libertà, d’un vizio o d’una ingiustizia inerente all’organizzazione sociale? - Ma questo non si discute, gridò - questo è patente come una verità elementare d’aritmetica! Ma non lo vede, non lo riconosce dieci volte al giorno, anche in se stesso? - E dicendo questo, piantò in viso ad Alberto due occhi ch’ei non li aveva ancor visti, e che lo stupivano, quegli occhi fissi di smalto delle figure dei mosaici, che il Renan dice esser propri dei fanatici. Ed egli intuì rapidamente quella verità: che la fede assoluta in qualche cosa è per noi, uomini del presente, un fatto assolutamente sconosciuto, e che però ci è impossibile il metterci coll’immaginazione in quello stato dello spirito umano. Comprese che c’era un abisso fra quell’uomo e lui. Stette guardando un momento quegli occhi, poi disse: - Ebbene, supposto pure un miglioramento morale immediato negli uomini, come si può concepire una società senza organizzazione?
Ma non si tratta di sopprimere ogni organizzazione! - rispose l’anarchico, impazientendosi da capo. - Questo è un altro dei loro chiodi. Si tratta di sostituire all’organizzazione autoritaria una volontaria, una federazione d’associazioni di lavoratori, che abbracci la società intera!
- Ma non sono possibili associazioni senza patti contrattuali, io credo; e questi patti saran sempre delle leggi!
- Non saranno leggi, perché saranno spontanei e liberi, e si potranno mutare e distruggere quando si vorrà!
- Ma io non capisco neppur questo. In che maniera codeste associazioni, e nella loro federazione, si potrà mantenere l’accordo e ottenere l’operosità di tutti? Come potranno funzionare regolarmente l’una e le altre senza controllo, ossia senza autorità, senza leggi, senza la coazione dello Stato?
- Oh, curiosa! E come funzionava la società, prima che ci fosse tutto questo?
- Appunto: voi volete ritornare allo stato di natura; ebbene ci siamo stati, e siam venuti al segno in cui ci troviamo adesso.
- Ma noi ci torniamo con l’esperienza e con la scienza.
- Sta bene: dunque in condizioni affatto diverse, che ci permetteranno di rimanervi. Io comprenderei l’anarchia se si potesse tornare in tutto e per tutto allo stato primitivo. Ma non ci possiamo tornare con la complessità attuale della società, con l’attuale sistema di produzione, col macchinismo, con la divisione del lavoro, che richiedono la cooperazione metodica, armonica, puntuale d’una collettività di lavoratori, i quali debbono sacrificare la loro libera volontà. Come la sacrificheranno, se non ci saranno costretti?
Il Baldieri sorrise.
- Ma non ci sarà bisogno di costringerli perché non avranno da fare un sacrificio! Esca un momento col cervello dallo stato presente. Lavoreranno spontaneamente, senza sforzo, non solo perché avranno da lavorar meno, e vivranno meglio, ma perché nello stato sociale in cui si troveranno sarà evidente, chiarissima a ognuno l’idea del dovere di ciascuno e di tutti, e questa sarà il più grande stimolo al lavoro e la regola migliore della condotta!
Alberto non rispose. La discussione ritornava sempre allo stesso punto, andava a battere contro la fede in un mutamento miracoloso degli uomini. Era inutile proseguire. Tutte le sue obbiezioni si sarebbero spezzate contro quell’idea. Ma non voleva parer vinto.
- No, - disse - è impossibile. Non posso concepire che due forme d’anarchia. Una, possibile, dopo una rivoluzione, anche domani: quella del vostro Stirner, uno dei padri dell’anarchismo; uno stato di libertà assoluta, in cui ciascuno combatta contro tutti, e dove si formerebbero dei gruppi di forti, per libero e mutuo consenso, senz’altro pensiero che l’interesse personale; lo sfruttamento di tutti, insomma, fatto da ciascuno; l’altra che sarebbe l’attuazione del vostro ideale, ma soltanto possibile dopo che la società sarà passata per un periodo di preparazione collettivista, in cui l’individuo svolgendosi e perfezionandosi, ridurrà a poco a poco superflua e poi nulla l’azione delle leggi e dello Stato: ma ciò in un tempo incalcolabilmente lontano. Fuor di queste due, non c’è altra anarchia che non sia un sogno.
L’operaio balzò in piedi col viso in fiamma.
- E allora è peggio che un sogno - gridò - è un’assurdità, è una stupidità il loro socialismo, con le sue leggi e col suo Stato! Come non capiscono che lo Stato è la peste, perché non è e non può esser mai altro che l’organizzazione della forza per proteggere la proprietà, lo sfruttamento, l’usurpazione? Che se si lascia in piedi una sola delle istituzioni presenti, si riformerà intorno a quella, per necessità, tutto ciò che era prima? Che pazzia! Si rada tutto una buona volta dalle fondamenta, come vogliamo noi, e quando non ci saranno più classi nemiche perché non ci sarà più proprietà individuale, non sarà più soltanto inutile lo Stato, ma impossibile, ma ridicolo, come l’insegna d’una bottega bruciata! Finché non vi sarà entrata nel cranio questa, voi altri signori socialisti non sarete mai altro che puntelli, senza saperlo, di tutte le istituzioni odiose che volete buttar giù, e noi vi combatteremo, noi vi odieremo peggio dei borghesi! Se non comanda altro, la riverisco.
Alberto notò il tremito violento della mano con cui egli riprese il suo cappello, e capì che gli bolliva dentro un’ira anche più forte di quella che avevano espresso le sue parole; l’ira che accende in ogni uomo di fede la discussione, come un atto offensivo e pericoloso insieme, per la sua fede. Per non irritarlo di più, cambiò sveltamente di tattica.
- E sia pure - disse. - Rimanga ciascuno nella sua idea. Non le faccio più che una domanda: lei non crede in altri mezzi che nella rivoluzione?
- In nessun altro - rispose il Baldieri, avviandosi per uscire. - Senza di questo, tutto è impostura e buffoneria, e l’inferno attuale durerà in eterno.
- E crede nell’azione rivoluzionaria senza organizzazione?
- Fermissimamente, perché l’organizzazione della rivoluzione sarebbe la tirannia preparata, com’è stata sempre finora. E senza capi. E se verran fuori dei capi, saranno per loro le prime fucilate.
- E senza organizzazione e senza capi, chi manterrà l’ordine e la giustizia nella presa di possesso del capitale sociale?
Con questo, credette d’averlo messo al muro. Ma l’anarchico gli diede una risposta meravigliosa:
- Nessuno avrà interesse a prendere più di quello che gli occorre per lavorare.
A questa risposta inaspettata, a veder la sincerità assoluta che brillava nei suoi occhi chiarissimi e fissi, Alberto si sentì disarmato, e l’obbiezione che stava per fargli ancora riguardo al principio: "ciascuno secondo i suoi bisogni", non attuabile se non nel caso d’una produzione sovrabbondante per i bisogni di tutti, gli morì sulle labbra. Egli sentì una specie d’ammirazione attonita per quella fede cieca, per quell’uomo così saldamente, così invincibilmente persuaso della sua idea.
- E crede anche - si restrinse a dirgli - i tempi già maturi per una rivoluzione?
- Magari per vincerla, no. Ma per cominciarla, per avviarla con delle rivolte, che scuotono l’opinione pubblica, poiché non c’è altro che la violenza che mandi avanti una causa, e non si fanno proseliti che con degli esempi d’audacia. La miglior propaganda è di sgomentare il nemico, di fargli tremare la terra sotto i piedi, di rendergli la vita così tribolata e miserabile, di far desiderare anche a lui la fine di tutto. I primi, si sa, pagheranno i vasi rotti, come accade sempre; ma ne verrà dopo degli altri, che s’andranno moltiplicando; e poi verrà il momento favorevole, in cui agiranno tutti insieme, e allora sarà un uragano, che non lascerà più un sasso sull’altro di questa infame galera. E sarà presto, com’è vero che io e lei siamo qui, e che ci guardiamo in faccia.
E questo disse con un tale accento, con un tale sguardo che Alberto, con sua intima vergogna, sentì scorrere un freddo istantaneo dentro il suo sangue borghese e si passò una mano sulla bocca per nascondere lo sforzo di mandar giù la saliva. Dopo una breve pausa gli domandò: - È anche per l’azione individuale?
Quegli lo guardò fisso, e poi scrollando le spalle come si fa a una domanda fanciullesca, rispose sprezzantemente, ma vigorosamente:
- No!
- E in un’azione collettiva - gli domandò Alberto - sarebbe pronto a sacrificarsi fra i primi?
- Io?... - quegli disse guardandolo. E soggiunse con un accento tranquillissimo: - E non me lo legge sulla faccia?
Alberto lo fissò senza parlare. E non sapendo dir altro: - Grazie - disse - delle informazioni.
- Era mio dovere, - rispose l’operaio. - Se occorrerà altro, potrà avvertir l’ingegnere. Al piacere di rivederla.
E senza dargli il tempo di porger la mano, se n’andò a passi risoluti, facendo risonare i tacchi sul palchetto come tanti colpi di martello.
Alberto rimase pensieroso in mezzo alla stanza, e gli prese un dubbio improvviso intorno a quell’idea, la quale neppur nei libri dei suoi propugnatori più eloquenti, egli aveva mai potuto, non che accettare, comprendere. E fece ancora uno sforzo per concepire la società come un tutto così fuso ed uno che non fosse possibile determinarvi la parte che spetta a ciascuno delle ricchezze che essa produce; e in cui tutti avessero uguale diritto sul prodotto dell’opera comune; e si compiesse la partecipazione senza abusi, senza disordini, come una immensa famiglia concorde... Ah, no, era un’illusione, un sogno, una follia! Ma lo distolse da questo un altro pensiero: - Da che poteva nascere quella fede in una grande bontà ed equità futura degli uomini, se non da un così appassionato desiderio del bene altrui che gli facesse velo al giudizio? Che altri impulsi poteva egli avere, se non generosi, poiché in un nemico d’ogni superiorità e d’ogni autorità sociale l’ambizione non poteva essere, e la probabilità di migliorar la sua sorte era tanto minore di quella di perder la vita o la libertà per riuscirvi? E pensava a questo, quando spuntò dallo spiraglio dell’uscio la bella testina di sua moglie, che gli disse con accento di rammarico affettuoso: - O Alberto... ma come puoi ricevere dei... degli uomini, che tengono dei simili discorsi?... Ma è un orrore!
E vedendo che non rispondeva, si ritirò.