< Primo maggio < Parte sesta
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Uscendo, s’imbatté nei due occhi sfavillanti di Baldieri.

Si arrestarono e si fissarono.

- Un momento -, questi gli disse, ed entrò in fretta nell’ufficio. Quell’"un momento" fu detto con un tale accento, che Alberto s’aspettò d’essere investito, per motivo della conferenza. E l’aspettò, stando in guardia.

Due minuti dopo, quegli tornò, dicendo: - Branco di canaglia! - non c’è che un galantuomo, ed è una donna.

Poi si fermò davanti a lui, e gli disse: - Dunque, l’han cacciato?... - Sapeva della sospensione - Li vede, i suoi buoni borghesi con cui vorrebbe far l’evoluzione e impiantar il collettivismo di buon accordo? Ci vuol altro per aprirle gli occhi? Io lo dicevo, sentendo la conferenza: ma come è possibile che un uomo d’ingegno covi di queste illusioni bambinesche? Se lo lasci dir francamente: - Mi faceva compassione.

Alberto si sfogò: sì, odiava egli pure ora, nulla si sarebbe ottenuto che con la forza. Quegli allora rincalzò, con la evidente speranza di persuaderlo che gli anarchici soli erano logici. Ma Alberto ribatté, e, camminando, impegnarono una discussione sul socialismo e l’anarchia. Su questo l’accordo era impossibile.

- Ma la vostra società -, disse l’anarchico - non durerebbe un mese! Ma come non l’intende? Ma posto che sia possibile la valutazione e la retribuzione diversa dei lavori secondo la loro natura, che è impossibile, come non vede che essa manterrebbe tutte le ineguaglianze attuali, cominciando dalla distinzione delle classi? Come non comprende che abolita la proprietà individuale, dev’esser mutato tutto?

- Io capisco che si muti tutto; ma non capisco una società in cui si dia agl’individui secondo i bisogni e non secondo i meriti, perché è contro natura, contro la giustizia e contro l’interesse. Come non lo comprende lei?

L’anarchico lo guardò stupito poi gli diede una risposta che lo fece stare a bocca aperta. - Ma nella famiglia, tra i figliuoli, si ripartisce secondo i meriti o secondo i bisogni?

Alberto rimase interdetto. Egli s’era urtato di nuovo in quell’idea fondamentale, immobile, d’una trasformazione morale degli uomini, che si sarebbe operata per effetto del rinnovamento, che avrebbe fatto della società una famiglia. Era impossibile discutere.

- No -, ripeté il Baldieri, eccitato - Da ciascuno a ciascuno secondo la sua volontà. Tutte le altre formole trascinano alla valutazione del lavoro e alla ripartizione dei prodotti, e questa a rimpiazzare la moneta col buono, che è una moneta; la moneta che complica il meccanismo dello scambio, lega, imbroglia, inganna quei che la impiegano, falsa tutti i concetti, produce la concorrenza, riconduce alla parte di lavoro non pagata, che s’accumula, diventa capitale, e ricomincia, tutto... Ma già lei un borghese, mi scusi - non può intendere. Lei ha nel sangue la proprietà. La vuole senza saperlo. È tempo perso parlarne.

E vedendolo pensieroso, ritornò all’attacco, con un filo di speranza, violentemente: - Come può prender sul serio quel branco di cretini e d’impostori a cui va a fare i discorsi? Per loro l’evoluzione è una scusa alla vigliaccheria. Non ce n’è uno che capisca il collettivismo. No, non uno, fingono di capire. Non ce n’è uno in buona fede. - E attaccò il Barra.

Alberto lo difese.

- Eh! Lasci andare - è il peggio di tutti, un cacciatore d’impieghi, un ambizioso, un aspirante borghese. La più infesta genia. Saranno i primi che faremo saltare.

E dicendo questo, i suoi occhi di ribelle e di mistico saltavano qua e là per la via, sulle cose e sulle persone, ma in un certo modo, come se non vedessero nulla e nessuno. Un momento si fissarono, e seguendone la direzione, Alberto vide passare due guardie di sicurezza pubblica. Egli vide nel suo viso che tutto il suo sangue ribolliva. Quella vista gli destò un’idea, gli fece voltare il discorso improvvisamente sulla nuova legge sull’ammonizione; - la più scellerata infamia che si potesse ideare - che, sottomettendo come titolo all’ammonizione l’esser stato sottoposto a procedimento penale anche se prosciolto per insufficienza d’indizi, metteva la libertà degli individui nell’assoluto arbitrio dell’autorità, serviva a scopo di vendetta, dava modo di rovinare chi si voleva. Poi, come indispettito d’aver fatto quello sfogo con lui, mentre Alberto gli domandava spiegazioni, lo salutò bruscamente a metà di via della Cernaia, dicendogli: - I miei rispetti.

Ma ripigliò subito, con violenza, mostrando col pugno chiuso una carrozza che passava, con dentro una vecchia signora: - E dire che girano delle carrozze a tiro a due, con dentro delle vecchie carcasse coperte di velluto, mentre centinaia di famiglie di metallurgici muoiono di fame! - Egli lo sapeva, egli che andava ogni domenica a distribuire nelle soffitte i pochi soldi raccolti per sottoscrizione dal giornale l’Ordine. - E un accento aspro, come se in lui anche la pietà fosse collera, narrò miserie orribili, donne e bimbi languenti di fame, soffitte ridotte a tombe di vivi, in cui non c’era più nulla.

Alberto ne fu commosso. - Mi dia l’indirizzo di qualche famiglia - disse - darò il poco che posso. Verrò con lei, se crede.

Quegli lo guardò, perplesso, fermandogli gli occhi in fondo all’anima.

- Ebbene - sì -, questo può mettergli del piombo fuso nel corpo. A quest’altra domenica.

E preso il suo indirizzo, e detto che l’avrebbe avvertito, gli voltò le spalle.

Alberto lo guardò allontanarsi, sulle sue gambe d’acciaio, con la figura alta e risoluta; e di nuovo lo colse un confuso presentimento di qualche cosa di tragico che dovesse avvenire nella sua vita, in cui avrebbe avuto parte quell’uomo. Poi tirò innanzi, assorto nel pensiero delle miserie udite. Sì, avrebbe dato tutto quello che poteva, ridotto ancora la sua vita a maggior parsimonia, venduto, impegnato qualcosa; ma soccorso. Il primo dovere era quello. E un nuovo orizzonte gli s’aperse, la propaganda socialista unita alla carità, a una vita di sacrifizio, all’esempio del disprezzo d’ogni vanità e agiatezza signorile. E il confronto della nobiltà di quei propositi con l’odio di cui era oggetto, gli fece rimontare tutta l’ira contro la sua classe. Ebbene sì, si sarebbe fatto vedere con quell’anarchico noto, avrebbe voluto che tutta la città lo vedesse, voleva mostrare il suo disprezzo per l’opinione pubblica, l’avrebbe condotto a braccetto sotto i portici, avrebbe gridato a tutti che egli valeva meglio di tutti loro. Ma seguendo questi pensieri aveva, per abitudine, fatto la strada solita, fino a piazza S. Martino. All’improvviso, alzando gli occhi, ebbe un rimescolio del sangue, vedendo le finestre di casa sua. Era a pochi passi; ma quanto gli pareva lontana! La guardò un momento, pensando a suo figlio; e poi tornò indietro, tristamente.

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