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Libro secondo - A Bacco Dionisio
Libro secondo - Rosa Libro terzo

NEL MUSEO ARCHEOLOGICO DELLA MARCIANA IN VENEZIA


Guidasti, splendido Nume, le fervide
ridde pe’ gli ardui monti di Tracia
de l’irte Menadi tra’ rauchi ululi,
a ’l fragore de’ cembali?

5o pure a ’l murmure roco de’ rivoli
a ’l dolce fremito de’ mirti dorici
godesti un languido sonno su ’l turgido
sen de la gnossia vergine?

Or da un arboreo tronco la nebride,
10pende: a te i pampini verdi ricingono
la chioma: e inconscio guardi da ’l lucido
fulcro le statue immobili.

Intanto un rigido britanno il tumido
naso purpureo solleva attonito,
15e con la nitida lente ti sbircia
mostrando i denti sordidi;

la donna isterica ti fa la smorfia;
ed il pacifico crasso canonico
vede le candide nudità e volgesi
20con un rossore ipocrita…

Evoe, Libero!… Tu sei lo Spirito
lieto degli uomini; sei ’l fausto Genio
in mezzo a fulgidi lampi di gioia
traversante pe’ secoli.

25Evoe, Libero!… Dagli ampi délubri
lungi eran l’algide preci e i misterii;
tra le marmoree pile brillavano
rosseggianti le fiaccole,

liete per l’aere sacra inalzavano
30festivi cantici l’ismenie vergini,
mesceva il cembalo sue note stridule,
i pingui incensi olivano,

e giù da li orridi boschi di frassini,
da’ colli floridi, da’ campi spicei
35ratte scendeano mille Bassaridi
con strepiti e con ululi:

portavan fluide vesti purpuree,
a ’l capo aveano serti di pampini,
tigrate ed ispide pelli su gli omeri,
40in man spade fulminee,

e intorno a ’l tempio pulsavan timpani,
guidavan rapide carole in cerchio,
e insiem cogl’ilari cori di satiri
rudi carmi cantavano:

45— Evoe, Libero! eterno giovine
a cui su ’l nobile capo virgineo
due corna brillano! Evoe, Bromio,
dator di gioia agli uomini!

Gloria a l’indomito figlio di Semele
50che vien su ’l fulgido carro d’avorio!
A ’l sole ei simile per noi rifolgora:
incoroniam le patere!… —

E Febo Apolline cingeva il délubro
di fuochi rosei: spirava l’aere
55divini balsami: lunge gli strepiti
insiem co’ vènti andavano;

e sopra l’asino venìa l’amabile
Silen tra’ lepidi giochi de’ Fauni,
venìa su ’l pineo baston reggendosi,
60ed agitando il calice:

— Mescete, o Menadi, l’umor de ’l Libero!
Dentro una patera di vino lesbio
morire io voglio! Mescete, o Menadi,
fino a l’ultima gocciola!… —

65Or da un arboreo tronco la nebride
pende: a te i pampini verdi ricingono
la chioma: e inconscio guardi da ’l lucido
fulcro le statue immobili!

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