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Studii a guazzo - Vespro d'agosto Studii a guazzo - Solleone


Sta il meriggio fiammante su l’aride stoppie, ed i poggi
umili digradano là giù co’ filari d’ulivi,
con le tinte giallastre qua e là, con le creste ondulate
ed i gruppi di case che fuman tranquille ne ’l sole.
5Da l’aie solitarie si chiamano i cani latrando,
ed il suono propagasi triste per l’afa via lungi
rotto come a singulti… Che dicon que’ poveri cani?
Si lagnan de la fame che batte a’ lor fianchi scheltriti,
poveri vecchi cani da l’aride lingue pendenti?
10O lancian strofe anch’essi di noia, di rabbia, d’amore?
E la strada prolungasi dritta monotona gialla,
con i mucchi di selci da’ lati giù a perdita d’occhio,
e vanno vanno vanno co’ magri cavalli a fatica
i carri de’ ciociari, coperti di ruvide tende;
15in lunga fila vanno a ’l tin-tin de’ sonagli, a’ be’ ritmi
de le canzon natie, de gl’inni a la Vergine bruna
vanno. Le montanare co ’l candido lino su ’l capo,
ne’ corpetti vermigli frenanti le gioie de ’l seno,
ne le gonnelle brevi che seguon le curve de’ fianchi,
20mescon le voci limpide in note lunghissime, a cui
da l’altro carro in coro rispondono gli uomini. E vanno,
vanno: il sole da’ cieli deserti le fiamme saetta;
fastidïosa polvere s’alza a far bianche le siepi
tra cui dritta monotona gialla s’allunga la via.

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