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Studii a guazzo - Vespro di luglio Tre acquarelli

FANTASIA ORIENTALE

A la Baronessa M. de Riseis.


Ridea la luna a ’l susurrante Bosforo,
ai minareti bianchi, ai chioschi d’or;
e la bionda Seyda a le molli aure
fidava le canzoni de ’l suo cor:



5«Lungi lungi è una valle fiorente
dove cresce la palma e il banan,
dove brillano a ’l sole cocente
l’onde azzurre de ’l mare lontan.

Ivi sorge una rossa casetta,
10ed un rivo fluisce a ’l suo piè:
ivi il loto bisbiglia a l’auretta
strane istorie di fate e di re.

La gazella s’arresta ed ascolta
de la selva il leggero stormir;
15ne’ silenzii notturni talvolta
s’ode lunge il leone ruggir…

O superba region de l’amore,
o giardino diletto d’Allah,
ha Seyda la morte ne ’l cuore
20e più mai rivederti potrà!

Come fiore dal turbo reciso
qui languisce la mia gioventù:
aura molle che baci il mio viso,
deh mi porta su’ vanni là giù!…»



25Tacque la solitaria; e pe’ silenzii
de la notte d’aprile
fremeva ancor da la mandola tremula
un sospiro gentile.

La padiska città dormìa tra i platani
30sì come una regina,
il capo di Fenarchi in fondo ergeasi
con Biùctari azzurrina;

ne li atrii de l’Arèmme mormoravano
sommesse le fontane,
35de l’Atar-gul fuggivano per l’aria
via le fragranze arcane;

ed a ’l chiaror le sciable de’ Giannizzeri
splendeano biecamente,
e gli Eunuchi a le porte, come statue,
40porgean l’orecchie intente.



«Era gentile come fior di maggio,
com’aquila di monte egli era alter;
avea ne li occhi e su la fronte un raggio,
avea la piuma nera su ’l cimier.

45E un dì mi sussurrò: — Seyda bella,
tu non sei nata, non sei nata qui;
la tua pupilla splende come stella…
Ah! tu devi essere una ignota Urì.

I tuoi capelli effusi a’ vènti audaci
50son biondi come il gran de’ campi là:
su la bocca purpurëa co’ baci
ti spunta il fiore de la voluttà.

La mia sciabla lucente ed il mio cuore,
Seyda bionda, tutto io dono a te:
55Urì celeste, dammi un po’ d’amore,
fammi morire in estasi a ’l tuo piè!… —

Ed io risposi: — O giovine guerriero,
di’, d’onde vieni con tanta beltà?
Porti un divo splendor ne l’occhio nero…
60di’, vieni tu da i Giardini d’Allah?

I tuoi capelli sotto il casco giallo
son come l’ale de ’l corvo real;
quando trascorri su ’l tuo gran cavallo
tu sembri il torvo Elbis immortal.

65Il vergin seno, i sogni miei fulgenti,
io tutto tutto, o bel guerrier, ti do:
o bel guerriero, fra gli amplessi ardenti,
fra i lunghi baci, a ’l sol morire io vo’!… —»



Così Seyda il canto
70dolente seguitava;
una stilla di pianto
ne li occhi le brillava,
ne li occhi azzurri che pe ’l cielo invano
erravano lontan lontan lontano.



75Ma, dietro il tappeto aureo
che l’ingresso de l’Oda ricopria,
quell’amoroso cantico
il feroce Signore intento udia.

Tra i cigli rifulgeagli
80terribilmente un balenio sanguigno;
forte stringeva il manico
de ’l ricurvo pugnal con un sogghigno…



«Il vergin seno, i sogni miei fulgenti,
io tutto tutto, o bel guerrier, ti do:
85o bel guerriero, fra gli amplessi ardenti,
fra i lunghi baci, a ’l sol morire io vo’!…»



Su ’l Bosforo rideva il sol divino
in trionfale festa;
da i minareti bianchi il muezzino
90lanciava a ’l vento la sua voce mesta;
ed avvolta in un sacco sotto l’onda
sonni eterni dormia Seyda bionda.

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