Questo testo è completo. |
◄ | Libro terzo - XI | Libro terzo - XIII | ► |
Potrei, oltre a questo, d’un altro uso ancora della mia lingua d’intorno al medesimo articolo, quando egli al secondo caso si dà, non piú del maschio che della femina, ragionarvi; il quale è che alle volte si pon detto articolo con alquante voci, e con alquante altre non si pone: Il mortaio della pietra, La corona dello alloro, Le colonne del porfido, e d’altra parte: Ad ora di mangiare et Essendo arche grandi di marmo et Essi eran tutti di fronda di quercia inghirlandati, che disse il Boccaccio; e dirvi sopra esso, perché è che egli all’une voci si dia, e all’altre non si dia, e come saper si possa questa distinzion fare ne’ nostri ragionamenti. Ma ella è assai agevole a scorgere; e per aventura non fa mestiero di porla in quistione. - Anzi, sí fa, - disse incontanente mio fratello - e puovisi errar di leggiere, e dicovi piú, che radissimi sono quelli che non vi pecchino a questi tempi. Perciò che assai pare a molti verisimile, che cosí si possa dire il mortaio di pietra, come della pietra, e Ad ora del mangiare, come di mangiare, e cosí gli altri. Perciò, acciò che messer Ercole non vi possa error prendere, sponetegliele in ogni modo -. Al quale il Magnifico rispose senza dimora, che volentieri, e disse: - La ragione della differenza, messer Ercole, brievemente è questa; che quando alla voce, che dinanzi a queste voci del secondo caso si sta o dee stare, delle quali essa è voce, si danno gli articoli, diate eziandio gli articoli ad esse voci; quando poi allei gli articoli non si danno, e voi a queste voci non gli diate altresí; sí come in quegli essempi si diedero e non si diedero, che si son detti, e parimente in quest’altri: Nel vestimento del cuoio, Nella casa della paglia, e Con la scienza del maestro Gherardo Nerbonese, che disse il Boccaccio, e A la miseria del maestro Adamo, che disse Dante, e Tra le chiome de l’or, che disse il Petrarca; e Guido Giudice ancor disse piú volte, Il vello dell’oro, ma Il vello d’oro non mai; e cosí ancora, Bionde come fila d’oro, e In caso di morte, e Me uom d’arme, e Che ella n’è divenuta femina di mondo, e molte altre voci di questa maniera. E perciò All’ora del mangiare e Ad ora di mangiare, Le imagini della cera e Una imagine di cera nel medesimo Boccaccio si leggono, e infinite altre cose cosí si dissero da’ buoni e regolati scrittori di que’ secoli, che rade volte uscirono di queste leggi. Le quali tuttavia da’ poeti non si servano cosí minutamente, anzi si tralasciano senza risguardo; e oltre acciò non hanno luogo nelle voci de’ nomi, che propriamente si dicono, e di quelli che a’ luoghi si danno altresí. Quantunque non solamente nelle voci del secondo caso, ma eziandio in altre voci e altramente dette, ciò che io dissi si fece assai sovente; ché si disse: Come la neve al sole e Come ghiaccio a sole. Il che piú spesso ancora si vede avenire di questo secondo modo, nel quale non si pon l’articolo; e spezialmente quando le particelle Da e In, movimento dimostranti, si danno alle voci: Che venir possa fuoco da cielo, che tutte v’arda e Recatosi suo sacco in collo, e somiglianti. Nelle quali parole ancora questo medesimo dire, Recatosi suo sacco, piú tosto che Il suo sacco, pare che abbia piú di leggiadria in sé, che di regola che dare vi se ne potesse. Il che si vede, che parve eziandio al Petrarca, quando e’ disse:
I’ dicea fra mio cor: perché paventi?
piú tosto che Fra ’l mio core. Ma lasciando ciò da parte, aviene, oltra le dette cose, che quando alle parti del corpo o pure al corpo, le dette particelle o ancora la particella Di si danno, eziandio che l’articolo si dia alla voce dinanzi ad esse posta, egli poi non si dà alle dette parti, anzi si toglie il piú delle volte: Gittatogli il braccio in collo, Le mise la mano in seno, Levatasi la laurea di capo, Egli mi trarrà l’anima mia di corpo, Essendo allui il calendario caduto da cintola; e qui disse il Boccaccio Da cintola, sí come si direbbe Da lato.