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Sono oltre a tutte le dette, medesimamente voci di verbo queste, Amando Tenendo Leggendo Partendo, le quali dalla terza voce del numero del meno di ciascun verbo, Ama Tiene Legge Parte, si formano, quella sillaba e quelle lettere, che voi vedete, ciascuna parimente giugnendovi. È il vero che si lascia di loro adietro quella vocale che nella prima voce non istà, ma si piglia dopo lei, sí come si piglia in Tiene e Puote e simili, che Tengo e Posso avere non si veggono. Anzi se ella ancora nella prima voce avesse luogo, sí come ha in questi verbi Nuoto Scuoto e in altri, ella medesimamente ne la scaccia, e Notando Scotendo ne fa in quella vece. Piglia nondimeno la vocale U in questo verbo Odo, in vece dello O, e dicesi Udendo. La quale O tuttavia in altre che nelle tre prime voci del numero del meno e nella terza del numero del piú delle medesime prime voci e di quelle ancora che si dicono condizionalmente, Odo Odi Ode Odono Oda Odano, non ha luogo. È tuttavia da sapere, che ferma regola è di questa maniera di dire, che sempre il primo caso se le dà, Parlando io, Operandol tu; ché Parlando me e Operandol te da niuno si disse giamai. Né voglio io a questa volta che l’essempio da Dante mi si rechi, che disse:

Latrando lui con gli occhi in giú raccolti,

nel qual luogo Lui, in vece di Colui, non può esser detto. Perciò che egli niuna regola osservò, che bene di trascendere gli mettesse, né ha di lui buono e puro e fedel poeta la mia lingua, da trarne le leggi che noi cerchiamo. E se il Petrarca, che osservantissimo fu di tutte, non solamente le regole, ma ancora le leggiadrie della lingua, disse:

Ardendo lei, che come ghiaccio stassi,

è perciò, che egli pose Lei, in vece di Colei, in questo luogo; sí come l’avea posta Dante prima in quest’altro, il quale in ciò non uscí del diritto:

Ma perché lei, che dí e notte fila,
non gli avea tratta ancora la conocchia.

Il che si fa piú chiaro per la voce Che, che seguita nell’un luogo e nell’altro; perciò che tanto è a dire Lei che, come sarebbe a dire Colei la quale.

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