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Canzone sulla Grecia
Nell'educare la gioventù italiana Il primo delitto o la vergine guasta

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CANZONE SULLA GRECIA

(1820-21)


Nostra amica, madre, nelle scienze ed arti e lettere maestra; è voce che siamo sua colonia, ecc. ecc. Si porti l'antica storia; è giusto che le siamo grati, le rendiamo quel che ci ha dato, si, ecc. Entusiasmo di compassione e di gratitudine: stato suo presente, stato antico, pittura delle principali gesta antiche in compendio giudizioso e veramente vivo e poetico: basta che risorgano in lei le buone discipline, non è morto il suo sacro fuoco, rivivrà la Grecia.

Apostrofe a quelli che ve le riconducono, sieno greci, sieno stranieri, tutti parimenti obbligatissimi alla infelice; esortazioni ai greci, preghiere, ecc. ecc. Lodi di quei popoli greci che si mantengono colla forza in una certa libertà, come i minotti. S'io non erro, si può anche introdurre qualche storia che formi un racconto principale nella canzone e la chiuda con un’orazione: p. es., del tempo della lega achea, quando la Grecia era infelice quasi come adesso; se bene bisogna nascondere l'esito di quegli sforzi, che fu sfortunato. Madre della grazia e sua introduttrice nella vita. Era il mondo, ecc.

La Grecia, ricevendo dall'Egitto le cognizioni rozze e nude di grazia, le ne ammantò, ecc. ecc. Per confortarla a confidar di vincere i turchi, bisogna ricordarle le sue antiche vittorie sui barbari, come fa il Petrarca, appunto nella canzone «O aspettata». Turchi, arabi e caldei. Del popolo infelice d’Oriente, ecc. quantunque anche i greci sieno orientali ed il Petrarca non citi se non le vittorie sui persiani. Conquiste d'Alessandro. L'Egitto e l'Asia e tutto l'Oriente ubbidiente alla Grecia. Ed anche allora eravate pochi, ecc. Descrizione lirica di quelle conquiste.

* Ai principi d'Europa, detestando la loro politica che gli impedisce di recar soccorso cosi facile alla povera Grecia, quella stessa politica che gli fa sopportare l'indegna pirateria de' barbareschi, ecc., pregandoli che una volta si commuovano (come il Mustoxidi nella sua nota canzone genetliaca, ecc.).

Fatto dei parganiotti, che nel 1819 abbandonarono tutti la patria isola di Parga, ceduta che fu dagli inglesi ai turchi. Vedi la Gazzetta del luglio di quell'anno.

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