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LA DIMENTICANZA
Nel tempo in che dileguasi
all'orizzonte il rosso,
quando più forte gracida
la rana dentro al fosso;
5allor che gli astri brillano
nel cielo azzurro e puro,
e splendono le lucciole
sul verde suolo oscuro;
allor che ad ogni piccolo
10romor che fa 'l viandante,
gl’inquieti cani abbaiano
ai casolari innante:
nella stagion più fervida;
in una notte bruna,
15fresca, serena, placida,
bella ma senza luna:
alla città tornavano
da non lontana villa
tre giovinetti nobili,
20Cleon, Lucio ed Eurilla,
d'un attempato ruvido
fattore in compagnia:
vermiglio, grasso, florido
pedante li seguia.
25Lenti pel calle tacito
traean la pancia piena,
ché fatto al campo aveano
una gioconda cena.
Frugali sempre e savi,
30di carne avean mangiato
sol quanto sulla tavola
per sorte avean trovato.
Rappreso latte candido,
e saporiti e buoni
35per lodigiano cacio
pugliesi maccheroni:
con frutta e qualche intingolo
di rustica cucina,
desta e sopita aveano
40lor fame vespertina.
Di quel licor vivifico
che l'alme allegra e bea
la refezion gradevole
mancato non avea.
45Ed il pedante rigido,
per dare il buon esempio,
è fama che di calici
facesse orrendo scempio.
Però, mentre moveasi
50con comodo, pian piano,
dai tre fratelli nobili
si vide alfin lontano.
E quei con burle ingenue,
figliuole del buon vino,
55allontanando givano
la noia del cammino.
Cleone, astuto giovane,
che d'essi era il maggiore
e avea tra gli altri vizi
60un capriccioso umore,
con uno scherzo innocuo
fitto s'aveva in testa
a quel pedante macero
far terminar la festa.
65Di man di Lucio subito
si tolse un ombrellino,
e di seguire ingiunsegli
con l'altra il suo cammino.
In terra quindi l’abito
70ed il cappel depose,
e dietro ad un grand'albero
ridendo si nascose.
Pel calle solitario
stanco il pedante e caldo
75veniva tranquillissimo
ciarlando col castaldo.
Aspetta il furbo giovine
che presso lui sia giunto,
e, quando avvicinatosi
80lo vide a un certo punto,
discostasi dall'albero,
pone l'ombrello in testa,
e: — Su — con voce orribile,
— su — grida — o roba o testa!
85Il buon pedante, gelido,
confondesi, rista,
e sciama in arretrandosi:
— La vita per pietà ! —
Scoppian le risa: accorrono
90i giovani al romore:
Cleon con detti amabili
consola il precettore.
— Non tema nulla — dicegli,
— eh! veda, è stato un gioco.
95Il meschinel ricupera
i sensi appoco appoco;
e, l'anca percotendosi,
in tono di pietade:
— Oh — dice — incauti giovani!
100oh malaccorta etade! —
Se in tasca, il ciel ne liberi!
trovavami un coltello,
di voi... qual rischio barbaro!...
facea crudel macello. —
105I tre figliuoli attoniti,
che replicar non sanno,
si pentono, incamminansi
a ragionando vanno.
— Oh! Dio — fra lor diceano
110— che gran periglio! io fremo...
son burle che si pagano...
ma più non ne faremo. —
Alfin cosi com'erano,
del tristo error compunti,
115dopo non lungo spazio,
alla città fùr giunti.
E, allor che raccontavano
il flebile accidente:
— Sien grazie al ciel, — diceano —
120non n'è successo niente. —
Per lor già necessaria
la mensa più non era,
né far due cene debbesi
in una stessa sera.
125Per dar quindi rimedio
alle sofferte pene,
che tosto a letto andassero
fu giudicato bene.
E il precettor, dell'abito
130levandosi ogni arnese,
a trar di tasca vennesi
un suo coltello inglese.