< Puerili (Leopardi)
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Pensieri poetici
Versi sparsi Elegie

9

PENSIERI POETICI

(1817-1819)


1


Sento dal mio letto suonare (battere) l'orologio della torre. Rimembranza di quelle notti estive, nelle quali, essendo fanciullo e lasciato in letto in camera oscura, chiuse le sole persiane, tra la paura e il coraggio, sentiva battere un tale orologio. O pure situazione trasportata alla profondità della notte o al mattino silenzioso e all'età consistente.


2


Dolor mio nel sentire a tarda notte, seguente al giorno di qualche festa, il canto notturno de' villani passeggeri. Infinità del passato, che mi veniva in mente, ripensando ai romani cosi caduti dopo tanto romore, ed ai tanti avvenimenti ora passati, ch'io paragono dolorosamente con quella profonda quiete e silenzio della notte, a farmi avvedere del quale, giovava il risalto di quella voce o canto villanesco.


3


Linguaggio delle bestie, descritto secondo le qualità manifeste di ciascuna. Potrebbe essere una cosa originale e poetica introdotta cosi in qualche poesia, come, ma poi scioccamente, se ne serve il Sannazaro nell'Arcadia, prosa IX, ad imitazione di quella favola, s'io non erro, circa Esiodo.


4


Per un'ode lamentevole sull'Italia può servire quel pensiero di Foscolo nell'Ortis', lettere XIX e XX, febbraio 1799, p. 200, edizione di Napoli 1811.


5


Una bella e notabile similitudine è quella dell'Alamanni nel Girone, canto XVII, di un mastino e di un lupo che si scontrino a caso (cosi dice) per una selva o ecc., e la loro sorpresa scambievole e timore e rabbia sùbita e azzuffamento; come pur quella del Martelli (non mi ricordo quale) di una villanella cercante funghi e corrente dove vede biancheggiare una foglia secca, ecc., prendendola per un fungo.


6


Una similitudine nuova può esser quella dell'agricoltore, che, nel mentre miete ed ha i fasci sparsi pel campo, vede oscurarsi il tempo ed una grandine terribile rapirgli irreparabilmente il grano di sotto la falce; ed egli, quivi tutto accinto a raccoglierlo, se lovede come strappar di mano, senza poter contrastare.


7


Che bel tempo era quello nel quale ogni cosa era viva secondo l'immaginazione umana, e viva umanamente, cioè abitata e formata di essere uguali a noi ! quando nei boschi desertissimi si giudicava per certo che abitassero le belle amadriadi e i fauni e i silvani e Pane, ecc., ed, entrandoci e vedendoci tutto solitudine, pur credevi tutto abitato! E cosi de’fonti abitati dalle naiadi, ecc... E, stringendoti un albero al seno, te lo sentivi quasi palpitare tra le mani, credendolo un uomo o donna, come Ciparisso, ecc.! E cosi de' fiori, ecc., come appunto i fanciulli.


8


Nell'autunno par che il sole e gli oggetti sieno d'un altro colore, le nubi d'un'altra forma, l'aria d'un altro sapore. Sembra assolutamente che tutta la natura abbia un tòno, un sembiante tutto proprio di questa stagione, più distinto e spiccato che nelle altre, anche negli oggetti che non cangiano gran cosa nella sostanza. E parlo ora riguardo a un certo aspetto superficiale e in parità di oggetti, circostanze, ecc., e per rispetto a certe minuzie, e non alle cose più essenziali, giacché in queste è manifesto che la faccia dell'inverno è più marcata e distinta dalle altre che quella dell’autunno.


9


Il sentimento, che si prova alla vista di una campagna o di qualunque altra cosa, v’ispira idee e pensieri vaghi e indefiniti. Quantunque dilettosissimo, è pur come un diletto che non si può afferrare, e può paragonarsi a quello di chi corra dietro a una farfalla bella e dipinta, senza poterla cogliere; e perciò lascia sempre nell'anima un gran desiderio. Pur questo è il sommo de' nostri diletti, e tutto quello, eh’è determinato e certo, è molto più lungi dall'appagarci di questo che, per la sua incertezza, non si può mai appagare.


10


Uomo còlto in piena campagna da una grandine micidiale e da essa ucciso, o malamente riparantesi sotto gli alberi, difendentesi il capo colle mani, ecc. Soggetto di una similitudine.


11


Le genti per la città dai lor letti, nelle loro case, in mezzo al silenzio della notte, si risvegliavano e udivano con ispavento per le strade il suo orribil pianto, ecc.

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