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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti d'alcuni arcadi più celebri/Scipione Maffei


II


Qual augellin, ch’uscir di guai si crede,
     Talora in stanza adorna il volo sciolse,
     E verso là tutto desìo si volse,
     Onde il lucido giorno entrar si vede;
5Ma poco va, che trattenersi il piede
     Sente dal filo, che il fanciul gli avvolse;
     E cade al suol con l’ali larghe, e duolse,
     Nè tenta più, nè più in sue piume ha fede.
Così d’erger mia mente, e dell’impaccio
     10Uscir di quel pensier, ch’ognor mi preme,
     Prov’io talor, ma poi ricado e giaccio;
Poichè d’intorno al cor, ch’indarno geme,
     Sento stringersi allor l’usato laccio,
     E in pena dell’ardir perdo la speme.

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