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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti d'alcuni arcadi più celebri/Eustachio Manfredi
VI1
Qual feroce leon, che assalit’abbia
Pastor malcauto, e il preme e’n fuga il caccia:
Quei d’elce o quercia all’alte annose braccia
Ricovra, e schiva del crudel la rabbia,
5Il qual gli è intorno e con spumanti labbia
Ruggendo il mira e pur quel tronco abbraccia
Coll’unghie adunche, e il crolla, e pur procaccia
Salirvi, e sparge in van col piè la sabbia
Così Costei, che del leon d’Inferno
10Fuggì gli artigli, ed ha ricovro amico
Su i santi rami del gran tronco eterno:
L’ira non teme più del fier nemico,
E lo vedrem pien d’aspro duolo interno
Tornar ruggendo a quel suo centro antico.
- ↑ Per Monaca.
Note
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