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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti d'alcuni arcadi più celebri/Bernardino Rota


V


Qual uom, se repentin folgor l’atterra,
     Riman di se medesmo in lungo obblìo,
     Dal tuo ratto sparir tal rimas’io
     Legno dannato a fuoco, arida terra.
5Che la prigion non s’apre, e non si sferra
     Il mezzo, che restò del viver mio
     Fulminata la speme, e col desìo
     Ogni mia gioia ogni mio ben sotterra?
In cotal guisa chi può dir, ch’uom viva!
     10Oh manca, oh tronca vita! Eppur pietade
     Dovrìa trovar chi l’esser tiene a sdegno.
Così calcata serpe parte è viva,
     Parte morta si giace, e così legno,
     Tocco in selva dal Ciel, pende e non cade.

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