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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti d'alcuni arcadi più celebri/Gabriele Fiamma
VII
Quand’io penso al fuggir ratto dell’ore
E veggio mentre parlo il volto e ’l pelo,
Sparso di morte l’un l’altro di gelo
Cangiar l’usato suo vago colore:
5Mi fermo, e pien d’orror prego il mio cuore,
Che di se stesso abbia pietate e zelo,
E non voglia smarrir la via del Cielo
Fra le vane speranze e ’l van timore:
Vedi, gli dico, che a’ tuoi danni aspira
10La Morte che sen viene a gran giornate,
E che fugge il piacer qual nebbia al vento.
Drizza a quel segno de’ pensier la mira
Ove mal grado dell’ingorda etate,
Potrai sempre con Dio viver contento.
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