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I


Quand’io penso all’Augel, che dal Ciel venne
     E il Garzon Frigio si recò sul dorso,
     Il qual gridando invan chiedea soccorso,
     Ch’ei già per l’ampio Ciel battea le penne,
5Io dico fra di me; che non avvenne
     Lo stesso anche a Costei, che il cuor m’ha morso,
     E già che il grido sovra ’l Ciel n’è corso,
     Non Giove anco di lei vago divenne?
E se a mente mi vien la lunga, e tarda
     10Guerra, onde fu per duo begli occhi in tanto
     Affanno Grecia, e Troja arsa, e distrutta;
Grido: Com’esser può, che il chiaro vanto
     Della costei beltà non muova, e tutta
     Di nuova guerra Europa infiammi, ed arda?

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