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Non ha l'amore della sua donna e vorrebbe dimenticarla:
non essendogli ciò possibile, invoca da lei la fine dei suoi mali.
Quando apar l’aulente fiore,
lo tempo dolze e scrino,
gli auscellelti infra gli albóre
ciascun canta in suo latino:
5per lo dolze canto e fino
si confortan gli amadore,
quegli ch’aman lealmente.
Eo lasso no rifino
per quella che ’l meo core
IO va pensoso infra la gente.
Per quella, che m’ha in ballia
e m’ha d’amore conquiso
vo pensoso nott’e dia,
per quella col chiaro viso:
15co’ riguardi e dolce riso
m’ha lanciato e mi distringe
la più dolze criatura.
Lasso! quando m’ebe priso
d’amor tutor mi s’infinge,
20pare di me non ha cura
Cogli Sguardi m’iia conquiso,
parlando ond’io mi doglio,
lasso! quando m’ebe priso;
or mi va menando orgoglio.
25Adunque partir mi voglio
d’Amore e di suo servire
e de li falsi riguardi,
e fare ciò ch’io non soglio
mantenire
30per quella, che tuto m’ardi.
Ben me ne voria partire
s’unque lo potesse fare;
m’adoblaran li martire,
non ne poria in ciò campare.
35Adunqua mi conven stare
a la sua dolze speranza
e non essere argoglioso,
ma tutor merzé chiamare:
forse ne vera pietanza
40quella, c’ha’l viso amoroso.
Canzonetta dolze e fina,
va’, saluta la più gente;
vann’a quella, ch’è regina
di tuti gl’insegnamente.
45Da mia parte t’apresente,
e si le chiama merzide
che non degia più sofrire
ch’io patisca esti tormente:
ca rimembrando m’auzide
50e d’amor mi fa languire.