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Questo testo fa parte della raccolta I. Rustico Filippi
XLIX
Soffre, ma non può palesare il suo segreto d’amore.
Quant’io verso l’Amor piú m’umilio,
a me piú mostra (èra segnoria;
e piú monta e piú cresce il meo disio,
4e piú mi tien doglioso notte e dia.
Adunque, lasso! corno faraggio io,
se non mi soccorrete, donna mia?
Se mi tardate, bella, a lo cor mio
8durar non pò piú vita, anzi va via.
Ciascun mi guarda in viso e fa dimando,
veggendomi cangiato lo visaggio:
11ed io celo la doglia mia in parlando.
E non ardisco dir lo meo coraggio,
per ch’io l’ho da la mia donna in comando;
14oiinè lasso, ch’attendendo morraggio!
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