Questo testo è completo, ma ancora da rileggere.
Questo testo fa parte della raccolta The Oxford book of Italian verse


(Per il medesmo)

Q
UANTO dirne si de’ non si può dire,

Che troppo agli orbi il suo splendor s’accese
               Biasmar si può più ’l popol che l’offese,
               4C’al suo men pregio ogni maggior salire.
          Questo discese a’ merti del fallire.
               Per l’util nostro, e poi a Dio ascese:
               E le porte che ’l ciel non gli contese,
               8La patria chiuse al suo giusto desire.
          Ingrata, dico, e della sua fortuna
               A suo danno nutrice; ond’è ben segno
               11Ch’a’ più perfetti abbonda di più guai.
          Fra mille altre ragion sol ha quest’una:
               Se par non ebbe il suo esilio indegno,
               14Simil uom nè maggior non nacque mai.

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.