< Racconti (Hoffmann)
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E. T. A. Hoffmann - Racconti fantastici (1814)
Traduzione dal tedesco di E. B. (1835)
Ai leggitori
Discorso di Gualtiero Scott


AI LEGGITORI





Ernesto Teodoro Hoffmann è uno dei più bizzarri ingegni che abbia mai avuti la Germania: scrittore indefinibile che ora sembra non aver mai veduti gli uomini che fra i vapori del vino e della pipa attraverso i vetri affumicati d’una sotterranea taverna, ora averli sempre osservati sotto un cielo purissimo in una bella mattina di primavera tutti circonfusi d’un aureola di luce. Signoreggiato da una immaginazione così mobile e quasi febbrile il nostro Hoffmann creò una nuova specie di racconti fantastici che vanno tra il meraviglioso e l’umoristico, e portò questa sua maniera a un tal grado di perfezione che il sommo Gualtiero Scott avendo a parlare del maraviglioso nel romanzo non volle eleggersi altro tipo che lui, e ne svolse in un bel discorso la vita avventurosa, e il carattere letterario. Sarebbe quindi stata una grave mancanza, se in una raccolta destinata a far progressivamente conoscere, quanto le varie nazioni hanno di meglio in questo genere di componimenti, non si fosse offerta alcuna cosa anche d’un autore così originale. Tanta è però la sua singolarità, ch’era molto a temersi, che se i leggitori italiani lo avessero accostato troppo nuovi della sua indole, essi non ne rimanessero, per dir così, sconcertati, ed è perciò, che ne parve doversi loro premettere, con questo cenno, il succitato discorso di Gualtiero Scott, che ne disponga gli animi ad apprezzare le mirabili bellezze, che sorgono da questo caos d’amore e d’ironia, in una continua vicenda d’immagini grottesche e di sublimi apparizioni poetiche.

I racconti che qui furono scelti oltre ad essere fra i più lodati del nostro autore, possono anche servire a dare una compiuta compiuta idea della sua maniera: gli uni nel genere maraviglioso, gli altri nell’umoristico. E per ora bastino questi. Sarà l’accoglienza che ad essi vorranno fare i nostri benevoli leggitori, che c’insegnerà, se altri ancora dobbiamo aggiugnerne d’una tempra medesima, e d’un merito uguale.




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