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XI.
Dal Fra Diavolo — Firenze 24 Maggio.
RAPISARDI E CARDUCCI.
Ieri, quando già era uscito il numero letterario, ci pervenne da Catania una lettera dell’illustre poeta Mario Rapisardi, il quale ci pregava di pubblicare sollecitamente un sonetto in risposta ad un violentissimo scritto di Giosuè Carducci sullo stesso Rapisardi. Noi vorremmo che cessassero queste guerre fra due uomini così benemeriti della letteratura italiana; ma — trattandosi del Rapisardi a cui ci legano sentimenti di stima e di riconoscenza — non possiamo esimerci dal pubblicare il sonetto. E non avendo potuto ieri, lo facciamo oggi.
GIOSUÈ CARDUCCI.
Testa irsuta, ampie spalle, ibrida e tozza
Persona, in canin ceffo occhio porcino,
Bocca che sente di fiele e di vino,
Se biasma, onora; quando loda, insozza;
Mevio da un soldo, Orazio da un quattrino
Che ad arte di mosaico i versi accozza,
Or Cerbero che i re squarta ed ingozza,
Or di gonne regali umil lecchino;
Tal è costui, che la musa baldracca
Sbuffando inchioda ed inquinando ammazza
Sopra a latina prosodìa bislacca.
La Fama, che con lui fornica in piazza,
Posto il trombon fra l’una e l’altra lacca,
Ai quattro venti il nome suo strombazza.
Mario Rapisardi.
Finito di stampare
il dì 25 giugno MDCCCLXXXI
nella tipografia di C. Galatola
in Catania.